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Repubblica: la Juve di Sarri non “trita” le partite come faceva con Allegri

I bianconeri non dominano e non controllano le partite. In 14 match c’è stato equilibrio con le avversarie per 806’. Con Allegri la metà del tempo. In compenso sono riusciti a rimontare più volte

Repubblica: la Juve di Sarri non “trita” le partite come faceva con Allegri
Allegri e Sarri

La Juve di Sarri “non domina, non trita”, scrive Emanuele Gamba su Repubblica. Sicuramente non trita quanto la Juve che fu di Allegri.

In 14 partite di campionato, i bianconeri sono stati in vantaggio solo per 369 minuti su 1.260 (nonostante 11 vittorie, 3 pareggi e zero sconfitte). Sono stati in svantaggio per 85’ soltanto (di cui 36′ con il Brescia, che è la squadra contro cui la Juve ha fatto più fatica) ma hanno sempre rimontato, tranne che con il Sassuolo, con cui ci si è fermati al pareggio. Ma il dato più pesante è un altro, scrive Gamba.

“Quello che però davvero conta è che per 806’ le partite dell’ex capolista sono state in equilibrio assoluto: quasi un’ora per volta. È anche questa la ragione per cui sono aumentati il possesso palla (dal 54,9 al 56,2%), il numero dei tiri (da 16 a 19 a gara) e la frazione di gara che i bianconeri passano nei 35 metri offensivi (dal 29 al 32%): al di là della volontà strategica, e dichiarata, di farlo, la Juve ne ha fisicamente la necessità perché l’incertezza del risultato la costringe a insistere, a cercare la porta, ad alzare il baricentro, ad accelerare”.

Nettamente diversi i numeri della Juve di Allegri. Nelle prime 14 partite di campionato, la stagione scorsa, i bianconeri sono stati in vantaggio per 741’, in pareggio 458’ passati e in svantaggio per 61’:

“in pratica quasi il doppio del tempo con la partita in mano e quasi la metà con la gara in bilico”.

Il dominio bianconero “fu quasi stucchevole”, scrive Gamba, con 24 vittorie e 3 pareggi nelle prime 27 giornate, ma i dati non cambiano molto andando indietro nel tempo.

Nel 2017 il vantaggio fu su 707′, il pareggio su 391′ e lo svantaggio su 162′. Nel 2014, invece, lo svantaggio si ridusse a 8’ in tre partite,

“segno che la squadra aveva sempre il pieno controllo della situazione, assoggettava le gare, le sottoponeva alla propria volontà, con quel tipo di gestione cinico-scientifica delle situazioni che è stato il tratto distintivo del calcio di Allegri, caratterizzato prima di tutto da una gelida lucidità che alla lunga ha finito per sfumare in un gioco noioso, scontato, avaro, in cui le emozioni erano limitate ai pochi minuti necessari per spostare l’equilibrio”.

La Juve di Sarri non ha la stessa capacità. In compenso,

“ha conservato il coraggio furente di sempre, con il quale ha acciuffato molti risultati all’ultimo. Ma il controllo sfugge, e in questo contesto non è una buona notizia l’infortunio di Khedira, il giocatore più intelligente della rosa intera, quello più abile nella lettura delle situazioni di gioco, e della loro gestione. Operato in Germania, ne avrà per tre mesi. La perdita non è irrilevante”.

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