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Ora De Laurentiis si guardi dentro per capire quanto coraggio ha

Il tunnel cercato da Callejon. Il cucchiaio di Mertens. Segnali di serenità. La voglia di abbracciarsi e di cantare. Il regalo del portierino. La festa di Hamsik con l’altro capitano Insigne in panchina

Ora De Laurentiis si guardi dentro per capire quanto coraggio ha

Uno. Il regalo di Vandevoordt. Il portierino di 17 anni gioca la sua prima partita di Champions per il Genk e mette a segno il primo assist della sua carriera in Champions per il Napoli. Un gesto di amicizia verso la società, Ancelotti, il San Paolo, la città di Napoli, il mezzogiorno d’Italia.

Due. Al minuto 16 un pallone perso da Fabián Ruiz che sanguina come un ginocchio sbucciato in Villa Comunale. È proprio una stagione disgraziata: non ci riesce nemmeno di ricambiare il regalo al piccolo portiere belga. Consegnato il pallone sul piede di Onuachu, lo vediamo finire fuori dallo specchio. Fabián tenterà due volte il tiro in porta toccando il pallone 97 volte.

Tre. Al minuto 23 Callejon cerca un passaggio in verticale per Di Lorenzo che si sta inserendo. La cosa più incredibile è che quel passaggio è un tunnel. Non riesce ma non importa. Conta l’intenzione. Conta il fatto che Callejon abbia voglia di cercare una giocata allegra, spensierata, gioiosa. Callejon torna a servire due passaggi chiave nella stessa partita a distanza di un mese dall’ultima volta. Un mese fa era il leader del campionato in questa classifica.

Quattro. Minuto 25. Il secondo gol di Milik. Ma non è il gesto che colpisce. Lascia il segno la voglia ritrovata di correre attorno al polacco e abbracciarsi. Ne viene contagiato pure il San Paolo che riprende la nenia natalizia del sogno che abbiamo nel cuore, al freddo e al gelo.

Cinque. Minuto 34. Su un traversone basso – perdonatemi se non si dice più traversone – Meret esce con il braccio teso e allontana la palla sbrogliando una situazione potenzialmente pericolosa. Una parata senza tiro. Alla fine della partita saranno tre i suoi interventi. È straordinaria la sensazione di serietà che trasmette in ogni partita. Meret gioca sempre la migliore partita tra quelle possibili, anche se dentro ci mette un errore. C’è sempre cura per un dettaglio, c’è sempre attenzione per una lettura esatta al momento giusto.

Sei. Minuto 38. Callejon va a prendersi un calcio di rigore e Mertens lascia che sia Milik a tirarlo per cercare la tripletta e fargli portare un pallone a casa nella sera del rientro.

Sette. La sgroppata di Koulibaly. Una delle sue giocate più tipiche. In grado di accendere lo stadio. La prima volta che la vedemmo, a memoria, fu in un Napoli-Roma, quando KK non era ancora il muro infallibile che avremmo poi scoperto.

Otto. L’ingresso in campo di Gaetano. Insigne lo aiuta a vestirsi come in un rito tribale. Gaetano era stata una delle sorprese nelle amichevoli estive durante il precampionato, si era così conquistato il diritto di restare, a scapito di una cessione in prestito che gli avrebbe consentito di giocare di più, ma poi è proprio sparito. Ancelotti gli ha regalato una bella gioia.

Nove. Il cucchiaio di Mertens. Ora, De Gregori avrà pure ragione, lo dice da molti anni che non è da questi dettagli che si giudica un giocatore, non si giudica dal fatto che un rigore lo segni o no. Per questa volta però De Gregori se ne fa una ragione e qui si giudica Mertens dal modo in cui lo ha tirato. Un cucchiaio è sempre un segno di sicurezza, in certi casi eccessiva, in altri inopportuna, ma sempre sicurezza è. La sicurezza viene da una testa serena, da un animo pacificato. Anche questo si può leggere come un gesto carico di positività.

Dieci. Per ultimo ho lasciato l’omaggio ad Hamsik. Con le luci spente e un’atmosfera da Universiade. Si sarà stupito, si sarà chiesto dove sono finito. Era andato via che lo stadio era il famoso cesso. Il Napoli lo celebra come fosse una festa vera in un momento in cui teniamo il morto in casa e il capitano venuto dopo di lui in panchina. È un segno pure questo in mezzo ai tanti di ritrovata serenità. È il messaggio finale di Carletto. Se si va avanti, funziona così. Ora scelga De Laurentiis a chi affidare il progetto del Napoli futuro. Ora si guardi dentro e decida se consegnarsi ad Ancelotti o a Insigne e Raiola.

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