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Ancelotti aveva un progetto troppo ambizioso per questo Napoli

Ha provato a cambiare dopo il triennio di Sarri. Gattuso, invece, dovrà ripartire dalla richiesta di regole e meccanismi fissi da parte della rosa

Ancelotti aveva un progetto troppo ambizioso per questo Napoli
Napoli's belgian striker Dries Mertens celebrates after scoring a penalty during the UEFA Champions League Group E football match SSC Napoli vs KRC Genk. (Carlo Hermann)

Il Napoli europeo

Dopo la vittoria per 2-0 contro il Liverpool, l’articolo di questa rubrica fu pubblicato con un titolo stringato. Questo: “Il Napoli è una squadra europea”. All’interno si spiegava come Ancelotti avesse pensato e costruito il suo Napoli perché rendesse al massimo in un contesto di gioco aperto, tipicamente continentale. Ieri sera, contro il Genk – una squadra inferiore tecnicamente eppure ambiziosa nella sua proposta di gioco – abbiamo avuto una conferma di questa sensazione. Anzi, abbiamo avuto la sesta conferma dopo le due partite con il Salisburgo, le due con il Liverpool e quella contro i belgi all’andata – in cui il Napoli non vinse per una serie di occasioni sbagliate clamorosamente davanti alla porta avversaria.

Questo non vuole assolvere assolutamente l’allenatore del Napoli dagli errori che crediamo abbia commesso. Il problema della squadra azzurra, infatti, resta quello di non riuscire a costruire gioco offensivo fluido e a rimanere equilibrata contro avversari che giocano sotto ritmo – come quelli che incontra nel campionato italiano. Le difficoltà del Napoli sono offensive, e ieri sera sono state praticamente irrilevanti e non rilevabili. Perché la squadra di Ancelotti ha giocato in un contesto che sente suo, con i giocatori migliori schierati nelle posizioni migliori. Ovvero, quelle giuste.

Il Napoli con Milik

La prima differenza sostanziale riguarda la presenza di Arek Milik. Il Napoli di Ancelotti ha sentito moltissimo la mancanza del polacco non in quanto attaccante, ma in quanto giocatore di calcio. Per un motivo semplice: l’ex Ajax assolve un duplice ruolo, ovvero attacca gli spazi in profondità e la porta come un centravanti puro, ma sa anche legarsi benissimo al centrocampo, offre una sponda – fisica, tecnica – allo sviluppo della manovra.

Mappa dei palloni giocati da Milik. Napoli attacca da sinistra verso destra; le linee che vedete sono le conclusioni tentate da Milik

La mappa dei palloni giocati dal polacco, sopra, chiarisce questa dinamica. Con Milik in campo, il Napoli non è condannato a cercare per forza il lancio dietro le linee avversarie, come quando ci sono Lozano e Mertens in avanti; inoltre, quando cerca la punta con passaggi bassi, può affidarsi a un elemento con grande sensibilità di tocco e non a un giocatore tecnicamente elementare come Llorente.

Con Milik, il Napoli guadagna in qualità ma soprattutto in equilibrio. Arek infatti permette alla squadra di rimanere compatta, di salire armonicamente senza perdere le distanze, senza allungarsi; Milik crea quelle connessioni strette e rapide che permettono di trovare gli esterni nei mezzi spazi, ai terzini di salire. Le cifre confermano queste sensazioni: i 3 gol segnati sono addirittura un dettaglio, perché il polacco ha effettuato 27 passaggi con una precisione del 93%. La più alta tra i titolari del Napoli.

Il Napoli senza Insigne

L’altra differenza riguarda Insigne, la sua assenza. Abbiamo già espresso questo concetto in questa rubrica, per noi il capitano del Napoli è il grande equivoco tattico che è scoppiato nelle mani di Ancelotti. Per un motivo semplice: come esterno sinistro di un 4-4-2 (modulo in fase difensiva), Lorenzo fa molta fatica. Non tanto quando deve difendere, i suoi ripiegamenti sono sempre puntuali e precisi, ma per i meccanismi che innesca quando il Napoli deve far progredire la manovra. Ieri sera è bastato inserire Zielinski in quello slot perché si determinasse un equilibrio in fase d’attacco dal quale è disceso a cascata quello in fase difensiva.

L’inserimento di un centrocampista universale al posto di Insigne ha permesso al Napoli di costruire il gioco con maggiore varietà. Il numero 24, infatti, si muove principalmente in avanti, nella sua zona preferita (a ridosso dell’area, sul centrosinistra), in questo modo tende ad allungare la squadra e rende difficile la creazione di connessioni brevi e semplici con i compagni. Zielinski (come Fabián Ruiz, che nel secondo tempo si è spostato sull’esterno) compie invece movimenti diversi, permettendo di modificare in vari modi l’assetto della squadra in fase offensiva. La variabile di Napoli-Genk è stato Allan, che di volta in volta ha assunto una posizione diversa durante l’impostazione dal basso.

Allan in mezzo ai centrali difensivi

In questo frame, il brasiliano retrocede tra Manolas e Koulibaly per offrire supporto in fase di costruzione. Nel frattempo: Mario Rui garantisce ampiezza sulla sinistra; Zielinski viene a giocare nel mezzo spazio di centrosinistra; Fabían Ruiz offre lo scarico centrale. In questo modo, si determina una sorta di 3-5-2 puro, con due esterni di ruolo a tutta fascia (Di Lorenzo e Mario Rui), due giocatori creativi nei mezzi spazi (Zielinski e Callejón, fuori inquadratura), e Mertens e Milik in avanti. Allo stesso modo, può formarsi un 3-4-3 con Callejón che scala in avanti, Mertens che si apre sulla sinistra e Milik unica punta.

Allan sul centrodestra

In quest’altro momento della partita, Allan è scivolato sul centrodestra, con Callejón e Zielinski nei mezzi spazi: in fase di costruzione, il Napoli si è schierato con il 3-5-2. In altri momenti, la presenza di due esterni bassi sul loro piede forte ha portato il Napoli a costruire con due centrali, il doble pivote e con due laterali per ogni fascia, una sorta di 2-2-4-2. Che si esprimeva soprattutto sulla sinistra, come si vede nel campetto grafico tratto dal sito WhoScored.

Un Napoli decisamente sbilanciato a sinistra

Sempre riguardo l’assenza di Insigne: come mostra il campetto sopra, il Napoli ha continuato a costruire gioco sulla sinistra. Più che la posizione, dunque, sono le scelte tecniche di Lorenzo, intese come giocate, a determinare gli scompensi del Napoli. Ovviamente non possiamo identificare Insigne come l’unico grande problema del Napoli. Anzi, in questo spazio abbiamo criticato alcune scelte troppo cervellotiche e/o conservative di Ancelotti, come ad esempio l’utilizzo di terzini a piede invertito oppure l’incaponirsi sulla difesa a tre in fase di costruzione anche contro avversari di livello più basso. È vero però che, al netto della componente psicologica, le due migliori esibizioni della squadra azzurra – il secondo tempo di Udine e la partita di ieri contro il Genk – sono arrivate con il numero 24 seduto in panchina.

Conclusioni

L’esonero di Ancelotti cambia la prospettiva di questo articolo. Il Napoli che abbiamo visto ieri sera non esisterà più, difficile pensare che il cambio di allenatore non porti a una radicale modifica nell’approccio al gioco da parte della squadra azzurra. L’esperienza di Ancelotti al Napoli è stata tatticamente interessante, anche perché ha provato a portare dei cambiamenti significativi rispetto al triennio vissuto con Sarri dagli stessi giocatori.

Secondo chi scrive, il problema è stato proprio questo, almeno per quanto riguarda le questioni tattiche: le maggiori responsabilità individuali affidate ai calciatori hanno evidenziato i loro limiti tecnici e mentali, generando malcontento nei confronti dell’allenatore e del suo staff. La nuova guida dovrà ripartire da qui, da questa richiesta di regole e meccanismi fissi da parte della rosa. Una rosa a cui è stato assegnato un progetto forse troppo ambizioso, quindi sbagliato, ma che da ora in poi dovrà dare prova di poter andare oltre il suo passato, oltre la propria comfort zone.

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