ilNapolista

Il gioco continua a latitare, le idee ad essere confuse. Ma il Napoli di Gattuso mostra grinta

FALLI DA DIETRO – La squadra sembrava avviata all’ennesima batosta e invece… La Lazio di Inzaghi è una gioia per gli occhi

Il gioco continua a latitare, le idee ad essere confuse. Ma il Napoli di Gattuso mostra grinta

FALLI DA DIETRO – COMMENTO ALLA 17° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2019-20
Il gigante raccoglie il pallone dal dischetto e nel palmo della mano lo porge al ragazzino.
“Va, segnalo tu. Qui siamo tutti uguali”.
Il ragazzino va, e segna il suo primo goal in A. Poi pazzo di gioia corre in lacrime fra le braccia della mamma.

Il gigante è Romelu Lukaku.
Il ragazzino Sebastiano Esposito diciassettenne talento di Castellammare di Stabia.

Natale e la sua retorica non c’entra niente.
E’ un gesto bello.
Di un campione generoso e umanissimo.

E’ un gesto bello che meriterebbe magari almeno la stessa visibilità di cui ha goduto l’impennata maestosa del Toy Boy contro i ciclisti doriani.

Il Toy Boy sarebbe rimasto appeso lì in alto per millenni.
Hanno dovuto tirarlo giù in modo spiccio e richiamarlo all’irrinunciabile appuntamento a Riad.

Riad appunto.
L’inquietante Riad.
Che lava la cattiva coscienza con una purificante cascata d’oro.

Inutile l’appello di Amnesty International di non giocare la Super Coppa.

La Lega se ne lava le mani.
Passa il cerino acceso a Juve e Lazio.
Le due società manco si degnano di dare una risposta.
E volano avide nell’Arabia Saudita sporca di sangue e di segreti inconfessabili.

Si gioca in un clima surreale. Ma la partita è vera. Ancorchè moscia.

Sor Polpetta dimostra come si sia completamente integrato nella realtà ergastolana.
E perde ovviamente la finale, secondo una regola della casa.

Disastro tattico totale.
Dalla lezione avuta in campionato appena dieci giorni or sono, il tecnico tosco-napoletano non ha tratto alcuno spunto per neutralizzare efficacemente il contropiede aquilotto.

La squadra di Inzaghi è una gioia per gli occhi.

Sergheji e Luis Alberto giganti di un centrocampo delle meraviglie.

Blocco basso in difesa dei due colossi Acerbi e Radu. Cui spesso si aggiunge il generoso Leiva

E poi le realtà magnifiche di Ciruzzo, ormai maturo dal punto di vista associativo, e Correa imprevedibile a muovere le difese.

Una squadra vera.
Tre trofei in tre anni. In tutto cinque Supercoppe.
Il palmares comincia a farsi interessante.

Con questa straripante vittoria le Aquile di Ponte Milvio si candidano ufficialmente a terzo incomodo per il campionato.

Una squadra vera è anche l’altra romana.
Una squadra vera forgiata in pochi mesi da Paulo Alexandre Rodrigues Fonseca.

Accolto con un diffuso scetticismo e una frettolosa etichetta di «nuovo Zeman», il lusitano è riuscito a permeare il gruppo con le sue idee, ridando convinzione ad una squadra che a fine giugno sembrava svuotata.

Si è affidato alle due coppie straripanti.
I pilastri anziani e i due smaglianti talenti giovani.

Ora è quarto, Fonseca. E si candida per la Miniera d’Oro della Champions.

Una squadra vera, ma non è una novità è la Dea.

Che straripa e fa polpette dell’imbarazzante Milan di Maldini e Boban.

Condannandolo a una delle sconfitte più umilianti della storia.
Una umiliazione che è tutta nelle lacrime del Topone Gigante.

Il Napoli malato scende al Mapei contro i pimpanti Ceramisti di De Zerbi.
Che dominano in lungo e in largo.

Un primo tempo imbarazzante.
Azzurri spaesati. Sempre in ritardo.
Non una trama decente di gioco. Non un tiro in porta.

Per due volte l’Albatros nega ai nero-verdi un bottino più consistente.

Uno squallore che annuncia l’ennesima batosta.

E invece nella ripresa, un’altra partita. E invece nella ripresa un’altra squadra.
Grazie anche ai cambi.

Entra l’albanese per il molle Luperto.
Entra soprattutto il giovane macedone per il vago Fenicottero andaluso.
E immediatamente la squadra trova più equilibrio.
Allanaladin si carica sulle spalle il peso di uomo-faro.
E’ suo il pareggio della caparbietà e della determinazione.

E’ la svolta.
Niente di lunare, per carità.

Il gioco continua a latitare, le idee continuano ad essere confuse. Quando ci sono.

Ancora tanta sfiga.
Ancora due legni.
Il gol di Lazarillo annullato per un alluce in fuorigioco.

Nulla di lunare.

Ma almeno il Gattaccio si cala le braghe e mostra le palle.
Che sono fumanti e taurine. Per sua e nostra fortuna.
E poi alla fine il regalo di Natale di Eljif.

Già, buon Natale.
In fondo siamo nati per nascere.

ilnapolista © riproduzione riservata