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Gazzetta: quello del Napoli a Liverpool era catenaccio purissimo e non c’è da vergognarsi

Solo che i catechismi vigenti e cogenti suggeriscono, al massimo, di alludervi. Con juicio, però, alla adelante Pedro

Gazzetta: quello del Napoli a Liverpool era catenaccio purissimo e non c’è da vergognarsi

Roberto Beccantini sulla Gazzetta dello Sport ripercorre la gara del Napoli ad Anfield, una gara tutt’altro che semplice nonostante la vittoria degli azzurri in casa. Una partita in cui Ancelotti ha messo in campo uno sfacciato “Catenaccio”, termine che fa quasi paura e si teme a pronunciare, come se fosse l’anatema del gioco

fuori José Maria Callejon, due punte rapide (il Mertens di cui sopra e Hirving Lozano), dentro uno stopper (Nikola Maksimovic), un terzino all’ala (Giovanni Di Lorenzo) e una barriera elastica, nerboruta, reattiva che la vaselina del dolce stil novo ha tradotto in 4-4-2. Fidatevi: altro che ingorghi scientificamente studiati e ostruzione sistematica delle linee di passaggio, era catenaccio purissimo, confortato persino dai dati che spesso gli strilloni sventolano ebbri (fonte Uefa: possesso Liverpool 65%, Napoli 35%).

Naturalmente non se ne è parlato, non si è usato questo termine, “catenaccio”, che pure non è blasfemo, a patto che lo si sappia fare nei tempi e nei modi giusti

Solo che i catechismi vigenti e cogenti suggeriscono, al massimo, di alludervi. Con juicio, però, alla adelante Pedro

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