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Con l’esonero di Ancelotti si è scelto di privilegiare le critiche ai risultati e non l’investimento

Insomma, è come se ADL dicesse: avrei voluto ma non ho potuto, i giocatori e la piazza me lo hanno impedito

Con l’esonero di Ancelotti si è scelto di privilegiare le critiche ai risultati e non l’investimento
Vorrei ma non posso. Credo sia questa la sintesi politica – al di là delle riflessioni sui conti, sui giocatori da vendere e da comprare, sulle plusvalenze (termine oscuro) legate ai calciatori fatte correttamente e giustamente dal Napolista – di quanto accaduto in questo mese. Due anni fa si è “comprato” l’allenatore più bravo e più famoso nel mondo per portare avanti un progetto. A questo amministratore delegato (mi si passi la licenza) è stato chiesto di rilanciare una squadra a livello internazionale, mondiale ma dopo pochi mesi, neanche un anno – con risultati controversi, campionato in crisi e Champions eccellente – già gli è stato presentato il conto. Ma un imprenditore navigato e capace nel mondo del cinema può scegliere un attore di grido e poi dopo il primo film presunto flop mandarlo via? I cinepanettoni, anche se a volte senza soddisfazione dal botteghino, sono stati sempre rilanciati, con gli stessi attori. E poi con successo, avendo fatto sul progetto filmico e commerciale un investimento.
Non è stato così evidentemente con Ancelotti. Si è scelto di privilegiare le critiche ai risultati (ma quante ai film di Adl sono state fatte?) e non l’investimento, per un progetto ribadisco, su un allenatore di prima grandezza. Il cui esonero è rimbalzato sui media di tutto il mondo, che hanno mostrato stupore e quasi dispiacere per la scelta del Napoli. Arriva Gattuso. Certo un nuovo allenatore deve esserci e non può non fare i proclami di rito. Ma è come se si passasse all’attore premio Oscar alla controfigura. Il primo non è simpatico (Richard Burton o Mourinho erano e sono simpatici?) ma il secondo richiama il pubblico. Il problema è però lo spettacolo che si offre…e quello che si vuole portare a casa. Senza rischiare (apparentemente). Passiamo dai palcoscenici di New York, Londra, Mosca ai teatri di provincia. Insomma, è come se ADL dicesse: avrei voluto ma non ho potuto, i giocatori e la piazza me lo hanno impedito. E con buona pace di quello che accadrà dopo, flop di un film o disastro calcistico. Ma, continua la sintesi del pensiero di Aurelio, ne verrò sempre fuori. Anche con Gattuso.
Gli appassionati di cinema o di calcio no, rimarranno però sempre delusi.
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