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Renica: «Quel comunicato contro Bianchi fu un atto da codardi. Napoli non ripeta gli stessi errori»

A Radio Amore: «L’unica giustificazione è la situazione particolare, allora come oggi. Sono situazione che vanno gestite. De Laurentiis sta sbagliando, così come allora Ferlaino»

Renica: «Quel comunicato contro Bianchi fu un atto da codardi. Napoli non ripeta gli stessi errori»

A Radio Amore, alla trasmissione SpaccaNapoli – condotta da Vincenzo Imperatore e Massimiliano Gallo –  è intervenuto Alessandro Renica uno dei protagonisti del Napoli dello scudetto. E ha parlato del famoso comunicato dei calciatori del Napoli contro Ottavio Bianchi. Era la stagione 1987-88, il Napoli perse lo scudetto contro il Milan. Dopo la sconfitta a Firenze, ci fu la la lettura del comunicato. Furono individuati quattro ribelli – Garella, Giordano, Bagni, Ferrario – che poi andarono via. Ma quel comunicato fu sottoscritto da tutti.  Ecco le parole di Renica.

«Personalmente, lì per lì sono stato coinvolto in questa situazione, dopodiché ho pensato che avessimo fatto una stupidata. Anche perché solo le persone stupide non ammettono i propri errori. Quello per me rimane un errore grave, posso solo giustificare il fatto che lì sei da solo, c’è molta tensione, c’è molta aggressività. Che è proprio quello che hanno vissuto in questo periodo i giocatori del Napoli. È una situazione che va gestita. Per quello mi consento di dire che il presidente deve fare il presidente, in questo momento De Laurentiis non sta facendo il presidente come a suo tempo non lo fece Ferlaino.

«Alla fin fine non è che improvvisamente giocatori bravi, professionali, che danno l’anima, diventano pippe, mercenari. Per me questo discorso non esiste. Se lo si vuole fomentare per trovare i colpevoli a tuti i costi, è ancora peggio.

«Quel che trovo vergognoso è l’emergere di questa rabbia che non si contiene, che non ragiona. In fin dei conti, si è tutti sulla stessa barca. Invece si sente di giocatori contro il presidente, presidente contro l’allenatore, allenatore contro i giocatori. Questa divisione non la capisco, perché il calcio è un gioco di squadra dove gli attori sono una forza quando sono uniti, altrimenti  diventano una debolezza.

«Quel comunicato – si torna al 1988 – fatto in quel momento fu da codardi. Alla fine perdemmo noi mentre quel che emerse è che davamo la colpa all’allenatore, come se avessimo perso per colpa sua. Era la cosa peggiore che potessimo fare. Fummo ridicoli, facemmo un regalo a Ottavio Bianchi che a quel punto divenne l’eroe mentre noi diventammo quel che diventammo. Ci furono aggressioni nei confronti di Bagni che era il cuore di Napoli, verso Giordano, Garella. Ferrario è la persona più bella che ho mai conosciuto nel mondo del calcio. Sono cose di cui una città e una società dovrebbero fare tesoro. Dovrebbe essere motivo di crescita per tutti».

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