Mura: il calcio italiano nasconde il razzismo sotto il tappeto. Così perde la battaglia
Su Repubblica scrive che in Europa è emergenza razzismo ma in Italia non si vedono né impegno né punizioni esemplari

Su Repubblica Gianni Mura affronta la questione Balotelli, o meglio, quella delle dichiarazioni di Cellino sull’attaccante del Brescia.
Cellino, scrive,
“si aggiunge alla lista dei maldestri, o dei poco sensibili, o degli avventati, o degli ignoranti, o dei razzisti in pectore”.
Perché giustificarsi dicendo che la sua era una battuta sdrammatizzante che voleva sostenere Balotelli
“è una discreta arrampicata di sesto grado”.
Una cosa giusta dice Cellino, continua Mura. E cioè che il problema di Balotelli
“è avere la pelle nera, di essere italiano, di essere un calciatore molto seguito mediaticamente, di avere indossato la maglia della Nazionale in un Paese in cui pochi o molti, parlo solo degli stadi perché i social tracimano di schifezze, gli rinfacciano il colore della pelle e per questo lo bersagliano di cori, non lo riconoscono come italiano “vero”, e nemmeno il diritto di ribellarsi (col carattere che ha, con quello che guadagna, e via divagando)”.
Lotito, tempo fa, dichiarò che negli stadi si faceva il verso della scimmia anche ai giocatori “con la pelle normale”.
Non è vero, scrive Mura. Lo si rivolge solo ai giocatori neri. E c’è un motivo.
“Si chiama comunemente “verso della scimmia” e, nella testa dei razzisti, serve a offenderli, sperando che reagiscano, e a farli sentire animali o comunque di razza inferiore”.
Inoltre, avere la pelle nera, in Africa, è normale, dovrebbe saperlo anche Lotito.
Il calcio italiano, scrive Mura, si sta battendo contro il razzismo solo a parole.
“Nei fatti, il grande impegno non si vede, le punizioni esemplari nemmeno”.
Eppure in Europa c’è un’emergenza razzismo.
“L’argomento è molto serio, anche fuori dagli stadi, dove aumentano i casi di micro e macro-razzismo, e richiederebbe un’analisi realistica della situazione e un minor ricorso alle battute”.
Il calcio italiano, di fronte al problema razzismo, a partire dai suoi vertici,
“continua a buttare la polvere sotto il tappeto, a minimizzare, a fare battute. Se c’è in corso una battaglia, questo è il modo più sicuro per perderla”.