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Messaggero: un patto tra i mercanti di droga alla base dell’omicidio di Diabolik

L’ascesa del capo ultrà avrebbe infastidito i boss che gestiscono lo spaccio nella Capitale. Si indaga sull’amico del capo ultras e su un narcotrafficante della mala romana

Messaggero: un patto tra i mercanti di droga alla base dell’omicidio di Diabolik

Ci sarebbe un patto tra i mercanti di droga che governano lo spaccio a Roma alla base dell’omicidio di Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik. E’ questo lo scenario tracciato dagli inquirenti.

I boss contro Diabolik

Il prestigio di Diabolik era aumentato troppo, al punto da infastidire i boss, con i quali Piscitelli ha tra l’altro dialogato fino all’ultimo minuto. Lo scrive il Messaggero, che commenta:

“La colpa del capo ultras della Lazio sarebbe stata quella di essere cresciuto troppo in prestigio e potenza. Un’ascesa che gli avrebbe attirato invidie e rancori. Avrebbe spaccato i già fragili equilibri della mala romana, rimodulando a suo favore le quote della vendita di cocaina, marijuana ed eroina nella Capitale”.

I capi dello spaccio avrebbero dunque deciso di mettere un freno alla sua crescita. Dividendosi in due schieramenti:

“chi voleva la sua morte e chi invece sulla dipartita del Diablo sarebbe rimasto indifferente”.

Il falso movente

Il movente fatto girare ad arte nel mondo della criminalità è stato il presunto mancato pagamento di una grande partita di droga da parte dell’ultras biancoceleste.

“Una giustificazione finta, una scusa insomma per armare la mano del killer che il 7 agosto gli ha sparato un colpo alla nuca al parco degli Acquedotti”.

L’amico Fabrizio Fabietti

C’è una nuova tessera da aggiungere al puzzle, scrive il Messaggero e riguarda la figura di Fabrizio Fabietti, uno dei signori della droga, amico intimo di Diabolik.

Fabietti ha accompagnato le figlie e la moglie di Piscitelli all’ultimo derby del primo settembre, quando  Diabolik è stato ricordato dalla curva Nord.

Il suo cellulare sarebbe stato agganciato alla cella telefonica che gestisce le chiamate nell’area che comprende il parco degli Acquedotti il 7 agosto intorno alle 19, proprio quando si è verificato l’omicidio di Piscitelli.

Agli inquirenti, quando lo hanno ascoltato, Fabietti ha dichiarato che Piscitelli avrebbe dovuto raggiungerlo dopo un appuntamento con un’altra persona di cui però non ha saputo spiegare l’identità.

Diabolik doveva incontrare Alessandro Capriotti

La moglie di Piscitelli sostiene che Diabolik, al Parco degli Acquedotti, avrebbe dovuto incontrare Alessandro Capriotti, detto Er Miliardero, un nome di peso nella mala romana. Un narcotrafficante  imputato per bancarotta che sta finendo di scontare la sua pena ai domiciliari.

L’uomo gode di una serie di permessi che gli consentono di uscire il pomeriggio.

Capriotti, al momento non indagato, sentito due settimane fa dagli agenti della Squadra Mobile, ha negato di aver dato un appuntamento a Diabolik.

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