ilNapolista

Il fratello di Ciro Esposito sempre in curva B: “Lasciare il calcio sarebbe darla vinta ai violenti e tradire Ciro”

Cinque anni fa la tragedia all’Olimpico. Esposito ha fondato una squadra di calcio a 5 con i ragazzi di Scampia. Suo figlio Ciro, di un anno, si allenerà con Gianni Maddaloni

Il fratello di Ciro Esposito sempre in curva B: “Lasciare il calcio sarebbe darla vinta ai violenti e tradire Ciro”

La Gazzetta dello Sport pubblica una lunga intervista a Pasquale Esposito, fratello di Ciro, morto a 29 anni (dopo 52 giorni di ospedale) in seguito agli scontri dello Stadio Olimpico nel 3 maggio 2014, prima della partita di Coppa Italia Fiorentina-Napoli.

Sono passati cinque anni, ma non per suo fratello. Il ricordo è sempre vivo, soprattutto quando il Napoli, come oggi, va a giocare a Roma.

“Il telegiornale diede la notizia del ferito. Mai immaginavo che fosse lui. Poi vidi i suoi capelli e lo zainetto. È Ciro… Mia madre disse di no. È Ciro, è lui. È Ciro…”

Pasquale racconta di come la tragedia di Ciro abbia sfasciato la famiglia.

“Mio zio Bruno è morto di crepacuore 3 mesi dopo. Mio fratello Michele, il più piccolo, 2 anni meno di Ciro, se ne è andato al Nord a fare il pizzaiolo e ha lasciato l’autorimessa-autolavaggio dove lavoravamo insieme. In casa non ci parlavamo più, ognuno piangeva per conto suo. I primi anni sono stati terribili. Negli ultimi ci siamo ritrovati, faticosamente. Anche con Michele che però non si è mai più avvicinato al calcio”.

Lui, invece, continua ad andare in Curva B, sedendosi al posto del fratello, accanto allo striscione “Ciro al nostro fianco”.

“Lasciare il calcio vorrebbe dire darla vinta ai violenti e tradire in qualche modo Ciro. Ho fondato una squadra di calcio a 5 con ragazzi di Scampia, la “Ciro Vive”. Non ho scelto dei chierichetti… Che merito avrei avuto? Ho scelto ragazzi del quartiere che col tempo hanno imparato a controllarsi, anche per rispetto di mio fratello. Qualche problema all’inizio, poi però siamo saliti fino alla Serie C»”.

Un anno fa Pasquale ha avuto un bambino, che ha battezzato Ciro come il fratello.

“Quando è morto mio fratello, mia figlia Antonella aveva già 15 anni. Non pensavamo ad altri figli. Invece poi l’ho cercato sperando che fosse maschio per chiamarlo Ciro. Arrivò, ma il ginecologo ci disse che era femmina. Avevamo già scelto il nome, Benedetta, e ricevuto i primi vestitini. All’ecografia strutturale mi dissero: “Ha visto che bel pisellino ha suo figlio?”. Scoppiai a piangere a dirotto. Pensavano che c’ero rimasto male perché volevo la femmina… Come fai a non pensare a un regalo di Dio?”.

Quando avrà 2 anni Ciro potrà iniziare ad allenarsi con Gianni Maddaloni, maestro di judo che dal 1992 gestisce a Scampia lo Star Judo Club.

Una palestra che è un baluardo di legalità, grazie al quale Maddaloni strappa dalla strada e dalla camorra i ragazzi per educarli alle regole e alla cultura del tatami. Lo fa gratuitamente, accoglie anche immigrati e disabili e carcerati impegnati nel percorso di recupero. Ma non entrano tutti, come dichiara lo stesso Maddaloni.

“Do un’altra possibilità ai poveracci che hanno sbagliato per fame, agli spacciatori… Ma chi uccide, nella mia palestra non entra. Quelli tipo l’assassino di Ciro devono restare dentro tutta la vita”.

All’ingresso della palestra è affisso da anni un ritratto sorridente di Ciro Esposito. Maddaloni parla del piccolo Ciro, il figlio di Pasquale:

“È già tosto… A 2 anni comincerò ad allenarlo. A quell’età lo faccio solo per i figli degli amici. Se poi sceglierà il calcio, gli avrò dato buone basi: saprà saltare gli ostacoli, cadere, avrà equilibrio e rispetto”.

Pasquale è d’accordo:

“Sceglierà lui cosa fare, ma intanto imparerà le regole e a fare l’inchino agli avversari. So già le parole che userò per raccontargli chi era suo zio e che cosa gli è successo”.

Oggi il Napoli sarà di nuovo all’Olimpico e Pasquale si augura che la partita scorra serena.

La Gazzetta ricorda quanto scritto dal presidente De Laurentiis nel libro della mamma di Ciro Esposito:

“Il grande rispetto verso questo dramma ci impone di non dimenticare nulla. Facendo tesoro di quello che è stato, affinché non succeda più”

ilnapolista © riproduzione riservata