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Sono venuto a seppellire il calcio italiano, non a farne l’elogio

Funere acerbo calcio. Il celebre monologo di Marco Antonio del dramma di Shakespeare “Giulio Cesare” in chiave calcistica. “Ma Nicchi dice che è tutto regolare”

Sono venuto a seppellire il calcio italiano, non a farne l’elogio

Amici, concittadini italiani prestatemi orecchio.

Sono venuto a seppellire il calcio italiano, non a farne l’elogio.

Il nobile campionato vi ha detto che il Napoli era ambizioso: se era, ebbe grave colpa; ed il Napoli l’ha gravemente scontata.

Qui, col beneplacito di Nicchi e degli altri – che Nicchi è un uomo d’onore, e anche gli altri, tutti uomini d’onore – sono venuto a parlare al funerale del calcio italiano.

Fu una mia passione, leale e giusta per me

Il Napoli portò un solo errore in Patria, da Firenze che gravò sulla sua situazione e pagò a caro prezzo; fu questa, forse, nel Napoli l’ambizione? Quando vedeva cadere i suoi giocatori, colpiti e segnati, egli sbalordiva. E questa dunque la colpa?

Ma Nicchi dice – e Nicchi è uomo d’onore – che è tutto regolare.

Tutti vedeste come per il Cagliari tre volte egli fu dilaniato dai torti e tre volte la stampa respinse le accuse.

Eppure la stampa dice il calcio italiano è pulito e la stampa è, lo sappiamo, fatta da uomini d’onore.

Non parlo io già per contestare quello che hanno detto; sono qui per dire soltanto quello che so. Tutti lo amaste un tempo; e non senza motivo. Quale motivo vi impedisce oggi di piangerlo?

Scusate, il mio cuore è lì, con il calcio italiano, in quella salma; devo interrompermi finché non sarò tornato in me.

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