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Cucci: la fregatura di Ancelotti è che non è entrato in sintonia con triccaballacche e putipù

Sul CorSport scrive che quello del Napoli è un clamoroso caso di tafazzismo in cui i dirigenti, i calciatori e alcuni tifosi hanno cancellato anni di successi che non sanno apprezzare e meritare

Cucci: la fregatura di Ancelotti è che non è entrato in sintonia con triccaballacche e putipù

Sul Corriere dello Sport, un lettore scrive a Italo Cucci adducendo come cause dell’attuale situazione di crisi solo “una serie di circostanze sfortunate” alle quali si è aggiunta la frustrazione a peggiorare le cose.

Cucci risponde dicendo che ciò che il lettore definisce “circostanze sfortunate” non sono altro che

“un clamoroso caso di tafazzismo (darsi atroci botte sulle palle) che non sarà mai dimenticato”.

I dirigenti, i calciatori e anche alcuni tifosi

“hanno cancellato anni di successi che purtroppo non tutti sono parsi in grado di apprezzare e meritare. Dieci anni da zero a mille”.

Cucci ricorda di quando criticava “i disfattisti” e “i ciechi” che non si accorgevano del danno arrecato al Napoli con i fischi ad Insigne.

“Era il preludio ai fatti recenti, al tutti contro tutti che ha coinvolto il mondo azzurro strumentalizzato da alcuni media spregiudicati. E da tifosi ipocriti che una volta non c’erano. Quelli, ad esempio, che fischiavano Insigne al San Paolo e poi accusavano Ventura di non averlo fatto giocare nella sfigatissima partita decisiva della Nazionale”.

Il Napoli non ha ancora perso niente, scrive Cucci, è ancora in corsa per campionato e Champions, ma certo deve smettere la guerra altrimenti non se ne farà nulla.

Ancelotti, continua,

“non è riuscito a entrare in sintonia con triccheballacche, putipù, mandolini e San Gennaro… Direte “complimenti”, “altro livello culturale”. Io dico: fregatura. Ci sono cerimonie che fanno parte del gioco”.

Infine Cucci rivolge un invito a chi ama il Napoli, il suo passato e il suo futuro. Li invita a non montarsi la testa e a non deprimersi, ma a seguire

“da amici un Ancelotti che non sarà mai un Masaniello, ma meriterà sempre il rispetto dovuto ai vincitori che hanno illustrato il calcio italiano nel mondo”.

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