Il sistema di Ancelotti è privo di specialisti e ricco di universali ma il vuoto al centro si avverte. Il play non è stato inseguito né contemplato e lo stop di Allan pone un problema

E se al Napoli servisse un regista, un leader tecnico, ciò a cui ha rinunciato dopo l’addio di Jorginho? È la domanda che pone il Corriere dello Sport.
In due anni Ancelotti ha fatto un calcio sempre diverso, soprattutto nel modulo,
“privo di specialisti e ricco di universali”.
Un Napoli che ha qualità nel palleggio, ma che è privo di interdittori anche se non della fase interdittiva
“a cui arrivare attraverso il gioco, la capacità di fronteggiare portando gli esterni dentro al campo, e di fondere le varie anime fino a renderle fisiche, anche se non necessariamente muscolari”
Il mediano in senso classico, capace di rubare palla e ripartire è Allan, che ha messo insieme 11 presenze (873 minuti) e poi ha dovuto fermarsi dopo 7 minuti di gara contro l’Atalanta. Il suo stop ha rilanciato il sospetto che manchi qualcosa a centrocampo. Che il play in senso classico non ci sia. Che non sia stato né inseguito né contemplato nel sistema,
“che può farne anche a meno ma che a volte dà senso geometrico allo sviluppo del gioco o anche una centralità, che Fabian e Zielinski provano ad assorbire in questo processo di maturazione che coinvolge entrambi, nati diversi – mezz’ala o anche trequartista – e poi calati, anche talvolta con successo, in una interpretazione da studiare comunque come un copione nuovo”.
Il progetto nasce per il 4-4-2, scrive il Corriere dello Sport, poi diventa occasionalmente un tridente come contro il Torino e si ricompone immediatamente dopo, secondo il codice Ancelotti,
“al quale bastano quattro centrocampisti (Fabian, Allan, Zielinski ed Elmas) più uno, Gaetano, mai utilizzato, ed eventualmente più Callejon, che potrebbe farlo nell’emergenza”.
Ma c’è un vuoto, al centro, manca un uomo che faccia la fase difensiva. È per questo che sorge la domanda.