Sul CorSport. La sensazione è che l’allenatore consideri la rosa inadeguata ai moduli che in genere pratica. O tira fuori dal cilindro un’invenzione o il Napoli non sarà più squadra da vertice
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La partita dell’Olimpico tra Roma e Napoli potrebbe segnare il momento di una staffetta tra le due squadre, scrive Alessandro Barbano sul Corriere dello Sport.
Perché mai come ieri si sono viste due squadre invertire una tendenza. Con la Roma che cresce e il Napoli che invece declina.
La squadra di Fonseca è apparsa capace di essere flessibile e di adattarsi all’avversario, cambiando gioco secondo le indicazioni dell’allenatore. Mentre il Napoli si è mostrato rigido,
“cerca di replicare un gioco sempre uguale e si accorge di averlo dimenticato”.
I giallorossi mostrano chiarezza tattica, geometrie acquisite, fiducia e maturità dei singoli, nonostante gli infortuni. Grazie all’utilizzo di Mancini la squadra ha trovato equilibrio e ha un attacco capace di segnare e un centrocampo duttile dove tutti sono in grado di interpretare le indicazioni dell’allenatore.
Nel Napoli invece gli automatismi sembrano essersi spezzati
“ciascuno inizia a sentirsi solo in mezzo al campo, la fantasia e l’agonismo si voltano in cupa depressione”.
Il centrocampo del Napoli è “evanescente”, manca un regista come era Jorginho, perché nonostante Zielinski e Ruiz cerchino di sostituirlo non hanno le sue caratteristiche e a ciò si somma l’assenza di Allan. Il 4-4-2 utilizzato con Callejón e Insigne nel ruolo di centrocampisti esterni è un “azzardo maggiore” del 4-3-3 che utilizzava Sarri.
“La sensazione è che l’allenatore consideri la rosa di cui dispone inadeguata a ciascuno dei moduli che è solito praticare. E non si può dargli del tutto torto, visto che nessuno dei sette attaccanti di cui Ancelotti fa uso a larghe mani, ieri certamente esagerando, può restituire al Napoli l’equilibrio perduto”.
Se la difesa sbaglia sempre più è anche perché manca un filtro in mediana e così si trovano scoperti Manolas e Koulibaly che non sono complementari e non sono neanche nella migliore forma possibile.
“c’è da chiedersi che ne sarebbe della stagione se il Napoli non avesse un portiere straordinario come Meret”.
Barbano scrive che finora ha sostenuto le scelte di Ancelotti “perché una squadra rinnovata merita tempo per dare il massimo”. Ma dopo undici giornate, anche al netto degli errori arbitrali,
“la regressione del Napoli è un dato certificato: non tanto dagli undici punti di distacco dalla Juve, quanto dal possesso palla drammaticamente crollato, a prova di un’incapacità di imporre il gioco”.
A questo punto, o l’allenatore
“tira fuori dal cilindro della sua esperienza un’invenzione che si fa fatica a immaginare, oppure il Napoli non sarà più una squadra da vertice”.
Anche perché, conclude, da oggi per Ancelotti ci sarà un problema in più:
“dovrà fare i conti con l’umore del suo spogliatoio, tanto più a pezzi quanto più la classifica tradisce le aspettative del presidente e della piazza”.