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2006, l’autunno nero di Ancelotti: Milan in zona B, gli arbitri, Ilaria D’Amico e il ritiro a Malta

Corsi e ricorsi storici: una crisi simile a quella del Napoli, molti i punti di contatto. L’ombra di Lippi, il record di pali. Poi, si andò tutti a Malta. È in quel caso finì vincendo la Champions

2006, l’autunno nero di Ancelotti: Milan in zona B, gli arbitri, Ilaria D’Amico e il ritiro a Malta

Il complottismo di Carlo

Auguri anche ad Ancelotti di capire in fretta che gli arbitri sono l’ultimo dei problemi. Prima vengono i gol, un gioco che li nega, un centrocampo che ne asseconda la mancanza e una difesa che subisce la lentezza della manovra. Parlare di complotti può dare un giorno di respiro rispetto al fiato della gente insoddisfatta. Ma porta solo confusione.

Parole di Ilaria D’Amico sulla Gazzetta dello sport. Scritte tredici anni fa. Sì, l’articolo è del 6 novembre 2006. L’autunno nero di Carlo Ancelotti al Milan. Il giorno prima, il 5, il Milan viene sconfitto 2-0 a Bergamo dall’Atalanta di Colantuono. E nel post-partita Ancelotti si sfoga ai microfoni di Sky Sport.

Se sabato ero convinto che gli errori arbitrali erano frutto di semplici casualità, dopo questa sconfitta non lo credo più. A Bergamo si è ripetuto quello che troppe volte è accaduto in questa stagione. Una situazione che comincia a darmi fastidio. Siamo stati danneggiati, sono molto arrabbiato, non ci viene riconosciuto sul campo quello che facciamo. La misura è colma, è stato superato il livello della nostra pazienza: chiediamo maggior attenzione e limpidezza.

Calciopoli

La stagione 2006-2007 è la stagione post-Calciopoli. Il Milan comincia quel campionato partendo da meno otto, la Fiorentina da meno quindici, la Lazio da meno tre. Quella partita, Atalanta-Milan, viene diretta da Tiziano Pieri uno dei tre arbitri nominati da Ancelotti nella deposizione ai carabinieri di Roma e al vice-capo dell’ufficio indagini della Figc Gianluca Leonelli. Scrive Fabio Monti sul Corriere della sera del 7 novembre:

L’errore vero è all’origine della storia. Non essendoci più il sorteggio, Tiziano Pieri non andava designato per dirigere Atalanta-Milan. Non si manda un arbitro a dirigere la partita di un allenatore che, piena coscienza, dopo aver spiegato che Meani non era un semplice ristoratore di passaggio al Milan senza alcuna responsabilità nei rapporti con fischietti e assistenti, ha avuto il coraggio di sostenere: «Non posso affermare nulla sull’esistenza di gruppi arbitrali, ma certamente ho avuto la netta sensazione che alcuni arbitri erano meno affidabili. Tra questi, De Santis, Palanca e Pieri.

Due vittorie in tredici partite, l’ombra di Lippi

In tredici partite, dalla quarta alla sedicesima giornata, il suo Milan conquista appena tredici punti. La media di uno a partita. Perde con il Palermo e l’Atalanta. Pareggia con Siena, Livorno, Empoli. In tredici partite, il Milan che a fine stagione alzerà la Champions, supera soltanto Chievo e Messina: sempre per 1-0.

In quel momento, decima giornata, i rossoneri sono quintultimi in classifica, a 7 punti, in piena zona retrocessione. Tre giorni dopo l’articolo di Ilaria D’Amico sulla Gazzetta, Repubblica spara: “Affare Lippi. Il ct dei Mondiali è in pole per il Milan”. Ecco cosa scrive Marco Mensurati:

Ho ricevuto offerte da tre squadre italiane – ha confidato – e vorrei capire com’ è la situazione». Le tre squadre che si sono fatte avanti sono Milan, Roma e Juventus. (…) L’ impressione è che Lippi abbia nascosto dietro i sondaggi di Roma e Juventus un discorso che è più concretamente sul tavolo: quello con il Milan. I contatti con via Turati sono stati avviati già da tempo. L’ ex ct della nazionale è molto apprezzato da Berlusconi e da Galliani. Entrambi considerano chiuso – già dalla scorsa stagione, per la verità – il ciclo di Ancelotti. C’è voglia di cambiare, e Lippi ha tutte le caratteristiche che servono: immagine vincente, esperienza internazionale e voglia di rimettersi in discussione.

Non dobbiamo allenare la paura

Poi, la bolla Lippi si sgonfia. Ma non le polemiche né il pessimo rendimento della squadra di Ancelotti. Il 15 novembre, all’indomani della terza sconfitta consecutiva – Inter, Atalanta, Roma – Ancelotti annuncia l’addio alle due punte: «Dobbiamo essere più prudenti». Prima della trasferta – dopo le tre sconfitte consecutive – Ancelotti dichiara: «Non dobbiamo allenare la paura, ma ritrovare la consapevolezza nelle nostre possibilità. I giocatori non sono frenati da timori particolari ma l’ambiente esterno ci sta conducendo in quella direzione. Noi dobbiamo essere bravi a non lasciarci trascinare, dobbiamo avere pensieri positivi».

Anche quel Milan, proprio come questo Napoli, ha una discreta mira nel centrare i legni: tredici tra pali e traverse in tredici giornate. Il 26 novembre, il quotidiano la Repubblica scrive:

Dopo 13 giornate il Milan segna 12 gol, ma i capocannonieri, con 2 reti a testa (Seedorf, Kakà, Jankulovski) non sono punte di mestiere. Gilardino, Inzaghi e Oliveira hanno fatto un gol a testa, Borriello nessuno: secondo i numeri, è il peggiore reparto della serie A.

Il ritiro a Malta e il fantomatico patto

Il 6 dicembre arrivò anche la sconfitta casalinga in Champions contro il Lille e ai fischi di San Siro Ancelotti risponde così: «Sono stati fin troppo gentili». «Non abbiamo un’identità», aggiunge Gattuso. I fischi arrivano anche per lo 0-0 casalingo col Torino. Per fortuna, poco prima di Natale ecco due vittorie per 3-0 contro Catania e Udinese. E – sembra incredibile – la decisione della società di portare il Milan in ritiro per la sosta invernale. A Malta. Ancelotti ne scrive nel libro “Preferisco la coppa”:

La società a quel punto ha deciso di portarci tutti in ritiro a Malta, «almeno vi metterete a posto dal punto di vista fisico e atletico». Lì siamo rinati, abbiamo cominciato ad andare a una velocità decente: sembravamo un’altra squadra, tanto che nel giro di qualche tempo si è iniziato a parlare del famoso Patto di Malta. Talmente famoso che non c’è mai stato. Non so che cosa sia. Sui giornali venivano scritte sempre le stesse cose: «Il Patto, ecco il segreto per tornare grandi». Quegli articoli mi hanno incuriosito. Perciò ho chiesto ai giocatori, sospettavo che mi avessero tagliato fuori: «Oh, avete fatto un accordo senza dirmi niente?». Non capivano, pensavano mi fossi rincretinito.

La stagione finisce con la vittoria della Champions, in finale contro il Liverpool (la rivincita di Istanbul) e il quarto posto.

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