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Le federazioni europee chiedono alla Fifa l’introduzione dello ius culturae nel calcio

I casi di Gnonto, Tongya e Udogie, titolari con nella Nazionale Under 17. Ma ci sono tanti nuovi italiani che non sono ancora convocabili

Le federazioni europee chiedono alla Fifa l’introduzione dello ius culturae nel calcio

Su Repubblica la richiesta delle maggiori federazioni europee alla Fifa: introdurre lo ius culturae nel calcio.

Per la Fifa, al momento, non può giocare con la Nazionale chi nasce in Italia, frequenta le scuole italiane, parla la nostra lingua, ma ha genitori stranieri a cui la cittadinanza non è ancora stata concessa. Sono ammessi solo alle amichevoli, ma vengono esclusi dalle competizioni internazionali.

In pratica, dal punto di vista sportivo, questi ragazzi vengono considerati meno italiani degli “oriundi”, scrive Repubblica, ovvero di quei calciatori che non sono né nati in Italia né hanno vissuto nel nostro Paese ma a cui basta avere un parente diretto (persino un bisnonno) nato in Italia, per indossare la maglia azzurra.

Le federazioni europee hanno deciso che bisogna dire basta.

Sono tanti i calciatori giovanissimi che giocano nella nazionale Under 17 e che al Mondiale in Brasile stanno brillando indossando la maglia azzurra e rappresentando, inoltre, un bersaglio per i razzisti di tutta Europa.

Nella nazionale del ct Carmine Nunziata ci sono ad esempio Wilfried Gnonto, Destiny Udogie e Franco Tongya.

Tutti e tre sono figli di lavoratori venuti dall’Africa e cittadini italiani.

Wilfried Gnonto (Inter), è il più giovane. E’ nato a Baveno, Verbania, e ancora non ha compiuto 16 anni. All’esordio mondiale ha segnato 2 gol.

Anche Destiny Udogie è del 2003. E’ dell’Hellas Verona.

Franco Tongya, invece, di Torino, ha 17 anni e gioca nella Juve. La sua famiglia viene dal Camerun.

Sono tutti nati in Italia. Possono vestire la maglia del nostro Paese grazie ai genitori, che hanno acquisito
da tempo la cittadinanza italiana. Ma ci sono tanti altri ragazzi che non sono altrettanto fortunati e per i quali occorre fare qualcosa.

In Italia i ragazzi immigrati o figli di immigrati sono il 17% degli studenti in età scolare. E’ necessario mettere mano al regolamento e istituire un vero e proprio “Ius culturae sportivo”. Una norma che permetta ai ragazzi nati o arrivati in un certo Paese in età prescolare di difenderne i colori anche senza cittadinanza.

“La crescente integrazione di cittadini di seconda generazione impone di rivedere le norme. Gli imbecilli che hanno commentato i gol dell’Italia sui profili social della Nazionale con offese razziste, se ne facciano una ragione”.

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