Prima la tribuna a Genk, poi la panchina a Salisburgo. Per il tecnico emiliano, Lorenzo non è indispensabile sul campo.
Gli indizi non sono tre. Ma stavolta ne bastano due per fare una prova: tribuna col Genk e panchina col Salisburgo in una partita fondamentale per il cammino in Champions. Senza dimenticare tutto il corredo di dichiarazioni. Per Carlo Ancelotti, Lorenzo Insigne non è un giocatore fondamentale in questo Napoli. Capitano sì ma non sul campo.
Magari questo Napoli non ha giocatori intoccabili. È la sua forza. Ad eccezione di Koulibaly. La panchina di Insigne in una squadra comunque rabberciata (Manolas in tribuna, Mario Rui e Ghoulam a casa, Gaetano in panchina) fa rumore eccome.
Ancelotti decide di giocare con l’assetto tattico che predilige: tre centrocampisti in mediana più Callejon. Davanti Lozano e Mertens che quest’anno hanno giocato pochissimo insieme, sono partiti dal minuto contro la Sampdoria, il Cagliari e il Torino.
Per Insigne è una bocciatura. La sua esclusione col Genk fece molto rumore anche perché finì in tribuna. Stavolta la decisione non è punitiva, è tecnica. Per certi versi è ancora peggio. Una scelta sicuramente coraggiosa da parte dell’allenatore che d’altronde deve andare avanti con le sue idee. Ha provato una mediazione, non ha dato i risultati sperati, è giusto che segua sé stesso.
Probabilmente, come più volte detto, si tratta di un rapporto che andava chiuso quest’estate.