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Gli 80 anni di Albertosi: «Donnarumma o Sirigu? Proverei Meret, ha un gran futuro»

Le interviste di Corsera e Giornale a uno dei più grandi portieri di tutti i tempi. La rivalità con Zoff, il calcio scommesse

Gli 80 anni di Albertosi: «Donnarumma o Sirigu? Proverei Meret, ha un gran futuro»

Il prossimo 2 novembre Ricky Albertosi compirà ottant’anni. Oggi viene celebrato da Corriere della sera e dal Giornale. Albertosi è stato uno dei più grandi portieri italiani. È arduo inoltrarsi in una classifica, ma di certo è stato uno dei migliori. Per alcuni, il migliore.

Lo pensava anche Nereo Rocco, come riporta Il Giornale: «Albertosi è il miglior portiere del mondo…», aggiungendo beffardo, «… me lo tengo stretto anche se ha tutto quello che non posso sopportare in un calciatore professionista: beve, fuma, fa tardi la sera, è pieno di donne e scommette ai cavalli».

Cominciamo dal giudizio di Albertosi dei portieri di oggi.

Il Corriere della Sera gli chiede: Mancini punta su Donnarumma anche se Sirigu lo incalza. Lei chi farebbe giocare?

«Intanto proverei Meret: è giovane, è bravo e ha un gran futuro».

A proposito di giovani e di esordi:

L’esordio in serie A alla Fiorentina, la squadra del suocuore, dove è rimasto dieci anni.

«I primi cinque anni alla Fiorentina li ho trascorsi alle spalle di Sarti. All’epoca andava così: se eri giovane, dovevi fare la gavetta. Stavo in panchina e da panchinaro sono andato al Mondiale del ’62 con la Nazionale. Oggi sarebbe impensabile. I ragazzi hanno fretta e forse hanno ragione di averla. E poi è cambiata la mentalità, sia delle società che degli allenatori. Donnarumma, quando è entrato nel Milan, non è più uscito. Io ho esordito contro la Roma, ma quando Sarti si è ripreso dall’infortunio mi sono rimesso a sedere».

Il litigio con Zoff.

«Dino mi soffriva. Nel ’78, ero alla fine della carriera, mi chiama Bearzot e mi chiede: Ricky vuoi fare il terzo portiere in Argentina? Io rispondo sicuro: pur di venire porto anche le valigie. Sarebbe stato il mio quinto Mondiale come nessun altro calciatore italiano a quei tempi. Dopo dieci giorni mi richiama il c.t. e mi dice che Zoff soffre la mia presenza e che è costretto a lasciarmi a casa. Ci sono rimasto malissimo. E ho criticato pesantemente Dino per i due gol presi fuori dall’area con l’Olanda, uno quasi da centrocampo (ride…). Solo tanti anni dopo, incontrandoci in un albergo, abbiamo fatto pace».

Al Giornale parla della triste parentesi calcio-scommesse:

«Maledetto quel Lazio-Milan. Mi misero in mezzo per una telefonata ricevuta da quelli della Lazio di cui mi feci portavoce, ingenuamente, col mio presidente. L’ipotetico accordo prevedeva – in cambio di 80 milioni, poi scesi a 20 – la vittoria del Milan all’Olimpico. Tutti sapevano. Ma io ero il perfetto capro espiatorio. Il mondo mi crollò addosso. E saltò pure il contratto con i Cosmos dove avrei dovuto chiudere la carriera insieme ad altri campioni ingaggiati per esportare il soccer negli Usa».

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