A nulla sono serviti gli appelli per salvare la storica insegna. A Trieste sono iniziati i lavori di ristrutturazione. In quella macelleria il giovane Nereo lavorava con il padre mentre giocava a pallone

La ‘Macelleria Rocco’, quella in cui il giovane Nereo imparò a lavorare sotto lo sguardo del padre Giusto, sarà cancellata. A nulla è servita la manifestazione di popolo di un mese fa, scrive Andrea Schianchi sulla Gazzetta, e neppure gli appelli di Comune e Regione.
Nel palazzo di via Tarabocchia, a Trieste, sono stati iniziati i lavori di ristrutturazione e la storica insegna della macelleria, che risale a oltre cent’anni fa, scomparirà.
La famiglia Rocco apparteneva alla piccola borghesia, impegnata nel commercio di carne, che rendeva bene. Nereo, quando era adolescente, si divideva tra lavoro e calcio. Quando si comportava male il padre gli impediva di andare a giocare a pallone.
Il cognome di famiglia
Schianchi racconta la storia della nascita del cognome di famiglia. Era il 1925, l’Italia era sotto il regime fascista e il padre di Nereo andò al Comune per cambiare il cognome. Il loro era Roch, erano di origini austriache. Scelse Rocchi, ma l’impiegato comunale sbagliò e da allora fu Rocco.
Anche quando iniziò a vestire la maglia della Triestina, Rocco continuò a lavorare nella macelleria.
“faceva consegne nei negozi della città e una volta, durante uno dei suoi giri dalle parti del porto, gli capitò pure d’incrociare i calciatori del Napoli, che alloggiavano in un albergo lì vicino, e fece di tutto per nascondersi al loro sguardo dato che il giorno successivo li avrebbe dovuti affrontare sul campo. «Che cosa avrebbero potuto dire? Ecco il calciatore macellaio! Una vergogna!”.
Quando, da allenatore, fu costretto a trasferirsi a Padova, Nereo chiese al presidente di poter tornare ogni lunedì a Trieste. Guidava per ore, anche di notte, pur di tornare a respirare l’aria di casa, anche quella della macelleria..
“Ora, appena avranno finito i lavori di ristrutturazione del palazzo e la storica insegna «Macelleria Rocco» verrà messa in cantina, di quel mondo non ci sarà più traccia. E tutti, anche coloro che guardano soltanto al futuro, saranno più poveri”.