ilNapolista

Dispiace dirlo ma Insigne è un non capitano

Quattro le incognite del Napoli, la principale è Lorenzo. Gli altri sono Zielinski, Milik e Ghoulam

Dispiace dirlo ma Insigne è un non capitano

Davvero uno spettacolo difficile da descrivere, quello visto allo Stadio Olimpico Grande Torino. Il Napoli è sembrato contemporaneamente più cose, ma soprattutto inefficace, disorientato, frustrato e sfiduciato. Non tutti gli uomini della squadra in realtà trasmettono questa sensazione, ma in alcuni si intravede una rassegnazione che per certi versi è inaccettabile.

Il Napoli oggi ha il migliore portiere italiano (e nel complesso il miglior trio di portieri forse della sua storia), ha due centrali difensivi davvero forti, un terzino che diventerà molto presto titolare della nazionale, tre centrocampisti di ottimo livello, e poi una serie di giocatori strani, che non riescono quasi mai ad essere incisivi, e comunque non con sufficiente continuità, sia nell’arco della singola partita che nel corso della stagione.

Lasciando da parte Lozano, che appare davvero bisognoso di tempo, anche se più di quanto non avremmo immaginato dopo l’esordio con gol contro la Juventus, ci sono invece quattro giocatori importanti che rappresentano oramai delle altrettante incognite.

Zielinski, con le sue rarissime iniziative svagate e stonate, belle da guardare ed altrettanto perfette per bestemmiare, non ragiona tanto, non inventa, non strappa, non si inserisce, non tira come potrebbe, non dà copertura, non dà affidamento, non dà la carica. Ieri si è anche proposto pochissimo per ricevere il pallone, e oramai, salvo che smetta all’improvviso di fare effetto l’anestetico che evidentemente gli hanno somministrato, non appare giocatore da Napoli. Ha provato qualche accelerata solo in chiusura di partita, sempre con quel suo caratteristico passo accorato ma spento, di chi sembra che si stia giocando il tutto per tutto in una finale mondiale, mentre però è già sotto per quattro a zero.

Insigne, come accaduto all’Inter per Icardi, forse andava accontentato, ovvero andava esiliato, anche in prestito. Purtroppo, e dispiace sinceramente dirlo, è un non capitano. Vuole bene al Napoli, ma solo a patto di essere costantemente coccolato, e solo se viene coccolato allora continua a voler bene al Napoli. In campo dimostra sempre di avere potenziale. Appunto, potenziale. Ma un giocatore come lui, con il compito dichiarato di rifinire l’azione, quasi sempre invece la sfinisce. Insigne non risolve, dissolve (pensiamo al rendimento di Sensi o del “Papu” Gómez). L’azione del primo tempo, in cui ha tirato insensatamente di interno, con due compagni liberi (Lozano a destra e Mertens a sinistra) entra di diritto nel lungo elenco dei suoi highlights al contrario, dei suoi “floplights”. Segnare quei gol infatti può significare, in un match con poche occasioni, vincere o non vincere, fare i tre punti o fare polemiche. E questo un capitano vero lo sa, o meglio, lo dovrebbe sapere!

A ciò si aggiunge la situazione di altri due mini-casi, ovvero Milik e Ghoulam, che tra infortuni e recuperi, ci si augura che prima o poi riescano a dare quel contributo necessario che adesso manca e che alla lunga potrebbe rivelarsi davvero decisivo.

Forse che allora le aspettative da scudetto, senza un vero cervello di centrocampo (Allan non è un regista), senza un grande capitano e senza un goleador cattivo e costante, sembrano oramai eccessive per gli stessi giocatori e finanche per lo stesso Ancelotti? In questo caso sarebbe davvero un peccato, perché i punti in palio sono ancora un’infinità, novantatré per la precisione, e se il Napoli farà la sua parte fino in fondo, Juventus ed Inter a parte, tutti gli altri avversari infatti possono essere battuti. Nemico del Napoli non saranno dunque un paio di sconfitte o uno scontro diretto andato male, ma proprio delle altre giornate “di confusione” come quelle venute fuori col Cagliari e contro i granata.

 

ilnapolista © riproduzione riservata