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Ancelotti, mia madre e i movimenti sbagliati

Il Napoli è in crisi? Qual è il Napoli? Quello meraviglioso che ha annichilito il Liverpool o quello che ha perso dal Cagliari?

Ancelotti, mia madre e i movimenti sbagliati

Mercoledì ho avuto un piccolo strappo alla schiena, mia madre ha detto: “Avrai fatto un movimento sbagliato”. La sera ha giocato il Napoli a Genk e ho ripensato a mia madre e a tutti i movimenti sbagliati che nel corso di questa vita mi ha visto fare. Mi ammoniva dal non sudare, dal non correre troppo, stai attento che potresti farti male. Guardo il Napoli, o meglio non lo guardo, ma vedo una carrellata di movimenti sbagliati. Milik che è sempre troppo prima o troppo dopo, o troppo in anticipo o troppo in ritardo, un po’ storto, poco coordinato. Milik è il movimento sbagliato, sono io. Ancelotti è mia madre. Adesso vai in camera tua, e vedo Insigne in tribuna, con in mano un fumetto, aspettando di poter uscire di nuovo, di correre appresso al pallone. Insigne è il movimento sbagliato, sono io. Ancelotti è mia madre. Callejón che sbaglia come se fosse impazzito. Callejón è il movimento sbagliato, sono io. Ancelotti è mia madre. “Avrai fatto un movimento sbagliato”, anche in difesa che abbiamo rischiato. Meret è mia madre. C’erano settimane orribili, avresti voluto fare quello che volevi, non ci riuscivi, non potevi, mandavi tua madre a cagare, finivi in camera tua, poi uscivi la ragazza ti dava buca, ti risolvevi in un immenso 0 a 0. Giovedì, la schiena mi fa ancora male, devo andare a Milano e non riesco a fare il pezzo. Poco male, mi dico, il Napoli è ancora primo nel girone. C’è qualcosa che non va, mi domando? Non so rispondermi.

Ma sì, via, andiamo a Milano, dimentichiamo il Napoli, scordiamo il Genk. Via, tre giorni senza pallone, senza movimenti sbagliati, senza congiure, senza squadra contro l’allenatore, senza fratelli di Insigne che dicono la loro (da che mondo e mondo c’è sempre un fratello, un padre, un cugino, un’amante, una madre di un calciatore che parla, magari se smettessimo di raccoglierle certe dichiarazioni, se ce ne fregassimo), senza procuratori, senza tifosi contro altri tifosi, senza quelli che ne capiscono (tutti), senza attaccanti che si lamentano, senza contratti da rinnovare, senza orpelli, senza diavolerie. Via, andiamo a Milano, senza vedove, che poi che io ricordi si è sempre vedovi di qualcun altro. Con Benitez si parlava delle vedove di Mazzarri, con Sarri si parlava delle vedove di Benitez, con Ancelotti si parla delle vedove di Sarri. Che noia, che maledettissima noia. Ma vi ricordate come è bella la partita di pallone? E dire solo “madonna, abbiamo giocato benissimo” o “maronn’, avimme fatte schifo”, dirlo solo per 5 minuti, non dire per forza la nostra, che quasi mai abbiamo qualcosa da dire, non prenderla come un fatto personale. Anche se il Napoli è, evidentemente, un fatto personale. Allora mettiamo via gli smartphone e le tastiere, guardiamoci gli highlights della Premier League, andiamo a Milano.

A Milano, facciamo qualche acquisto, andiamo a teatro, passeggiamo, ritroviamo i nostri posti, i nostri amici, dimentichiamo il Genk. Quel cinema, quella libreria, quel fornaio. Ma Milano è pallone, e quindi già da venerdì ragazzini con le sciarpe dell’Inter e della Juve, tutto intorno a me si faceva campionato, ricordo del Genk, del Cagliari, del Brescia. Sciarpe dalla Calabria, sciarpe dalla Sicilia. Però due messinesi interisti e non juventini come avrai predetto. Via, via, scappiamo da Milano, torniamo a casa, torniamo in tempo per il Torino. Non l’avessimo mai fatto.

Siamo a Venezia alle cinque, molto bene alle sei guardiamo il Torino, ma prima bisogna passare in libreria a ritirare un pacchetto. Andiamo, ma alle sei saremo pronti per il Torino. Ma prima bisogna portare Iole a fare un giretto, andiamo, ma alle sei saremo pronti per il Torino. Ma sono già le sei e un quarto, controlliamo il risultato, 0 a 0, fasi di studio? Vai a sapere. A questo punto disfiamo i bagagli, ma dopo, ma dopo sì, guardiamo il secondo tempo, guardiamo il Torino. Controlliamo il risultato, 0 a 0, non segniamo dagli anni ottanta, sembrerebbe. Ma prima facciamo andare la lavatrice, facciamo il cotone. Vabbè, ma poi guardiamo almeno gli ultimi venti minuti del Torino. Controlliamo gli aggiornamenti, capiamo, non segneremo, mentre si gioca l’ultimo quarto d’ora andiamo a berci una birra. Ma poi guardiamo gli highlights del Torino.

Il Napoli è in crisi? Qual è il Napoli? Quello meraviglioso che ha annichilito il Liverpool o quello che ha perso dal Cagliari? Quello di Lecce o quello di Genk? Spero (e credo) che non sia quello di Torino, il peggiore della stagione.

La cosa più bella della settimana è il gol di Suarez, il primo. La cosa più brutta sono i gol sbagliati dal Napoli a Genk. Ci vediamo dopo la sosta, forse, chissà.

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