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A Napoli i tifosi vorrebbero vincere bevendo spritz

Il calcio è sofferenza basterebbe parlarne con Bianchi, Bigon e Benitez. ma da noi hanno scambiato il pallone per un aperitivo

A Napoli i tifosi vorrebbero vincere bevendo spritz

L’ignoranza, l’approssimazione e la scarsa capacità di analisi fanno sì che a Napoli di viva in un malmostoso loop collettivo denso di acredine. Sono bastate due partite storte, una di cui vinta, per decretare il fallimento della seconda stagione di Ancelotti.

Ad appena 9 giorni di distanza dal trionfo contro il Liverpool, la tifoseria storce il naso per uno stiracchiato 2-1 interno con il neopromosso Brescia,  ma la maggioranza dei “mâitre à penser” ignora che per vincere i campionati sono queste le partite che ti consentono di restare lì. Tra le prime. Anche il tecnico della Juventus Sarri, qualche 1-0 a Napoli lo ha apprezzato, anche se poi gli sono valsi solo lo “scudetto del bel giuoco”, oltre quello dell’onestà.

Più che parlarsi addosso tifosi, giornalisti e opinionisti dovrebbero chiedere notizie a chi ne sa più di loro: Ottavio Bianchi, Albertino Bigon e Rafa Benitez. Non per nulla tre degli allenatori più invisi alla piazza napoletana.

Il paziente Albertino racconterebbe di partite soffertissime, vinte per 1-0 ad Ascoli, con l’Udinese, con la Fiorentina fuori casa, grazie a Fusi. Furono due o tre le partite spettacolari del suo Napoli. Il sigillo al Dall’Ara. Ed il ribaltone contro la Viola da 0-2 a 3-2, con un rigore sbagliato (non l’unico in quella stagione) da Maradona.

Eppure anche allora la critica ed i tifosi crocifiggevano il povero Napoli ed il buon Albertino. A cui il menestrello Corradini dedicava “Pietre” di Antoine. Successo degli anni 60. Critiche feroci, anche da chi ancora oggi siede nei salottini dove pinguedine e canizie abbondano, a differenza delle presenze in A.

Lo stesso Napoli del primo scudetto, che nel ricordo deformato dagli anni, ha assunto i tratti di una cavalcata trionfale, visse di pareggi interni con Atalanta, di 1 punto in due partite contro il Verona, capace insieme a Monelli (in Viola) di seppellire il Napoli con tre gol. Si sollevarono i soliti polveroni mediatici dell’epoca, con le minacce di abbandono albicelesti, prima di due spettacolari gol al primo Milan di Berlusconi.

Oggi dopo una vittoria le opinioni diffuse tendono al grigio antracite, quasi nero. Si parla di fallimento, di ultima chiamata per Ancelotti. Insomma nulla di nuovo. Il tifoso napoletano è così: cialtrone ed incompetente. Epicureo come i discepoli del professore Bellavista. Indisposto a soffrire. Vorrebbe vincere a settembre lo scudetto, sorseggiando uno spritz in riva al mare, ma come speri di vincere se il pappone ti ha illuso d’estate? Perché poi speri di vincere lo scudetto? Nella prossima pizza consiglio una bella spolverata di realismo, anziché polvere di sarrismo.

 

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