ilNapolista

Repubblica: le curve sono gestite come aziende. Ci sono leader e cda della criminalità

Si guadagnano le posizioni di vertice picchiando, con l’appoggio di mafia e ‘ndrangheta. L’ultimo episodio è stata la scazzottata a San Siro sabato

Repubblica: le curve sono gestite come aziende. Ci sono leader e cda della criminalità

Funziona così. Le curve sono diventate aziende, o spa. E le aziende e le spa si scalano. E siccome i criminali hanno metodo, lo fanno meglio di chiunque altro. E non smettono. Ogni curva ha un amministratore delegato (il capo che comanda), un cda (il “direttivo” che ratifica), dei dirigenti (i colonnelli del leader). E i dipendenti: spesso inconsapevoli. Questi ultimi, gli ultrà “normali”, sono gli “operai”, la manovalanza.

La spiegazione di Paolo Berizzi su Repubblica è perfetta. Una fotografia nitida dello spaccato della tifoseria organizzata. Prosegue:

I “signori del tifo” sono anche picchiatori, perché in curva il potere si conquista pestando, col metodo squadrista. Non è un caso che l’ultradestra spadroneggi. Spietati nel regolare conti, abilissimi nel farli. Specializzati, oltre che nel controllo militare degli spalti, anche nel ricattare le società: l’affare più lucroso – come testimoniano gli arresti di Torino -, più della gestione del merchandising e delle trasferte, sono ancora i biglietti “pretesi”. Un business che sopravvive al biglietto nominativo.

Repubblica fa la fotografia delle curve d’Italia

Nella curva Sud romanista si contendono il potere il “Gruppo Roma” (nato dalle ceneri dei “Padroni di casa”, emanazione di CasaPound allo stadio), i “Boys” e i “Fedayn”. I primi due sono neofascisti come “Ultimo Baluardo” (guidato da Giuliano Castellino di Forza Nuova, ora in carcere). I “Fedayn”, invece, sono gli unici di orientamento sinistrorso. Nascono al Quadraro, il quartiere di Fabrizio Piscitelli. Il loro capo è Massimiliano Diaferio, 49 anni, amico d’infanzia di Diabolik. Ha un passato da sorvegliato speciale e ha accoltellato un carabiniere a Verona.

Vecchi amici sono anche Vittorio Boiocchi e Franchino Caravita, leader storici dei Boys dell’Inter. Sabato sera, racconta il quotidiano, durante Inter-Udinese si sono presi a pugni per un coro cantato dagli ultrà in onore di Boiocchi, tornato in curva Nord dopo 30 anni di carcere per narcotraffico e rapina. Ad avere la peggio è stato Caravita. Ieri si sono fatti ritrarre insieme in una foto, postata sui social.

Hanno il dito medio alzato e scrivono : “La Nord è una grande famiglia!”. L’articolo racconta delle infiltrazioni di mafia e ‘ndrangheta nella curve.

ilnapolista © riproduzione riservata