Nella sua fedina penale ci sono omicidio in concorso (di un carabiniere), tentato omicidio, rapina oltre a quattro Daspo
Geraldo Mocciola detto Dino. È il leader dei Drughi. Anche lui colpito da ordinanza di custodia cautelare. Soprattutto lui, verrebbe da dire leggendo i giornali. La Stampa gli dedica un profilo. Lo definisce direttore d’orchestra, L’orchestra è la curva che impone il silenzio (per protesta nei confronti del club) ai tifosi cosiddetti normali. “E chi non accettava quella sinfonia spettrale per uno stadio, veniva minacciato. Sia che fosse un papà di famiglia, sia che fosse un presidente di uno Juventus Club”.
La Stampa scrive che a casa Mocciola ha una targa che lo celebra: «sei un vero capo, in grado di dare le giuste indicazioni a tutti”.
La sua fedina penale è ragguardevole. Il quotidiano la ricorda.
Omicidio in concorso (di un carabiniere), tentato omicidio, rapina, detenzione illegale di armi e manutenzioni, furto, ricettazione, danneggiamento, introduzione clandestina in luoghi militari, rissa. Attualmente sottoposto a misura di prevenzione personale per la sua pericolosità, e quattro Daspo alle spalle che valgono quasi un ergastolo del tifo.
Parla poco al telefono, scrive La Stampa. “Mocciola è un re indiscusso”. Anche la Juventus sapeva di doversi confrontare con lui, come confermano le parole del dirigente bianconero Pairetto. Infine:
Negli atti dell’inchiesta è considerato il «dominus» della consorteria del tifo organizzato. Nella vecchia inchiesta di Alto Piemonte, quando si scoprì che la ’ndrangheta voleva inserirsi negli spalti, c’era lui al tavolo delle trattative. Anche i boss non potevano fare a meno di confrontarsi col «Presidente».