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Lotito e gli ultras: «Non si può fare il tifoso di professione per guadagnare, Diabolik aveva capito chi ero»

Sul Corsport: «Quando diventai presidente della Lazio, mi dissero che dovevo incontrare gli ultras. Pensavo che fossero i sindacati»

Lotito e gli ultras: «Non si può fare il tifoso di professione per guadagnare, Diabolik aveva capito chi ero»

Sul Corriere dello Sport un articolo su Lotito che è stato il primo nel calcio a denunciare gli ultras. Sono riportate anche le sue dichiarazioni a in incontro che si è svolto a Mugnano in Teverina, nel Viterbese. Dichiarazioni riprese dal sito tusciaweb.eu.

«Il tifoso non si può fare di professione per guadagnare soldi. Tifoso significa appassionato e la passione si persegue sempre nel rispetto delle regole. il tifoso, può anche criticare nell’accezione semantica. Ma quando si vuole condizionare l’operato delle persone per fini personali, si può finire in logiche perseguite anche dal codice penale».

Lotito racconta:

«Quando diventai presidente l’allora direttore Giuseppe De Mita, figlio del leader democristiano Ciriaco, mi disse che avrei dovuto incontrare una delegazione di tifosi. Pensavo fossero i sindacati. Mi disse anche “dove li vuoi incontrare? Qui o fuori?”. Decisi di incontrarli dandogli appuntamento a Piazza Cavour, davanti al cinema Adriano, a Roma. Si presentarono quattro persone e uno di questi, pace alla sua anima, era Diabolik».

Racconta la sua risposta ormai famosa. Lui disse: “Piacere Diabolik” e Lotito rispose: “Io sono l’ispettore Ginko”.

Diabolik mi chiese se stavo scherzando. No, gli risposi. E dissi “io sto dalla parte delle guardie”. Devo però dire che Diabolik, rispetto agli altri, era una persona che aveva capito con chi si scontrava». La battaglia iniziò così: «Percepii subito che c’era qualcuno che utilizzava il calcio per altri fini e amavo dire “mi porti la carta d’identità, mica c’è scritto professione tifoso”.

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