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Vialli torna alla Sampdoria e se la compra

L’affare è praticamente chiuso: superata la soglia psicologica dei cento milioni. Decisivo il ruolo di Garrone. Non è il primo calciatore a rilevare la sua ex squadra

Vialli torna alla Sampdoria e se la compra

Superata la soglia dei 100 milioni

La Sampdoria è stata virtualmente venduta a Gianluca Vialli, Fausto Zanetton, Jamie Dinan e Alex Knaster, cioè alla loro CalcioInvest LLC, cordata di investitori creata appositamente un anno fa e registrata nel Delaware. Mercoledì è scaduta l’esclusiva concesso da Massimo Ferrero ad Aquilor, una volta rientrato dal fallito blitz newyorkese per incontrare il «gruppo Vialli». Il fondo inglese ha sostanzialmente riproposto l’offerta già presentata in passato all’advisor, leggermente superiore nel cash rispetto a quella di Vialli, ma Ferrero ha scelto il bomber. E un ruolo chiave lo ha svolto Edoardo Garrone.

Quanto hanno pagato. Alla fine l’offerta supererà la soglia psicologica dei 100 milioni: circa 85 cash (e c’è in ballo il bonus per la cessione di Praet, sono altri 5 o 6), più quella trentina di debiti, di cui si farà carico la nuova proprietà.

Per l’annuncio ci sarà bisogno di un po’ di tempo per ottemperare a tutti i corposi aspetti burocratici, documentali e notarili che una cessione di una società di calcio comporta. Per il closing si parla di fine agosto, primi di settembre.
Damiano Basso La Stampa

Quelli prima di Vialli

Ronaldo aveva comprato il 51% delle quote del Real Valladolid, dopo aver tentato l’esperienza di proprietario ai Fort Lauderdale Strikers negli USA. Juan Mata, Michu e Santi Cazorla, per aiutare la Real Oviedo (loro prima squadra) a superare le difficoltà economiche nelle quali versava, presero alcune quote del club, garantendone la stabilità. David Beckham, quando si trasferì nel 2007 in MLS, e poi dopo il ritiro, riunì amici imprenditori e businessman per fondare il Miami. Didier Drogba iniziò la sua avventura da proprietario quando ancora giocava. Prese il Phoenix Rising FC dicendo: “Voglio prepararmi gradualmente alla vita che condurrò nel momento in cui mi ritirerò definitivamente”. A marzo 2014, i componenti della cosiddetta CLass of 92 (gli ex ragazzi del vivaio del Manchester United nati nel 1992) acquistarono il Salford City FC, club dilettantistico con sede nella periferia nord della città. Demba Ba, coadiuvato dai suoi ex compagni di squadra come Eden Hazard, Yohan Cabaye, Moussa Sow, ha fondato il San Diego 1904 FC. La storia più singolare riguarda l’ex interista Kallon, che decise di acquistare il club della sua città d’origine, il Sierra Ficheries, e lo reintitolò a sé stesso, chiamandolo Kallon Football Club. Rivaldo invece in Brasile si comprò la squadra in cui aveva debuttato: il Mogi Mirim FC.
Tratto da Calciatori brutti

Famiglia benestante, il partito repubblicano, il cancro

«Guardi che io sono cresciuto all’oratorio, come tutti. Non c’era la playstation, la tv aveva un solo canale. Sono della generazione di Carosello. E come tutti ho imparato dai preti a giocare a pallone; a patto di frequentare anche il catechismo».

Da ragazzo cosa votava?
«Partito repubblicano, come papà».

Nella Seconda Repubblica cosa votava?
«Per fortuna ero già a Londra. La Seconda Repubblica me la sono risparmiata».

E adesso?
«Guardo i politici litigare, strillare, twittare furiosamente, e non capisco. In Inghilterra, se un politico si comporta in modo scorretto, si dimette e chiede scusa. È un mix di disciplina e libertà: si pagano le tasse, si fa la coda, ci si ferma alle strisce pedonali».

È vero che Mantovani aveva due cani, uno di nome Gianluca e l’altro Roberto?
«Non so se esserne contento, ma è vero».

Con Sacchi non legaste.
«Fu uno scontro di personalità. Ero abituato a dire quel che pensavo: con lui l’equilibrio tra tensione e serenità non c’era. Mi escluse, convinto che i miei dubbi avrebbero creato energie negative nel gruppo; e aveva ragione. Sbagliai io a rifiutare, quando per due volte mi richiamò, prima e dopo il Mondiale del ’94. Feci il permaloso. La maglia azzurra non si rifiuta mai».

La novantanovesima storia è la sua. Che finora nessuno conosceva. L’esperienza della malattia. Il cancro.
«Ne avrei fatto volentieri a meno. Ma non è stato possibile. E allora l’ho considerata semplicemente una fase della mia vita che andava vissuta con coraggio e dalla quale imparare qualcosa. Sapevo che era duro e difficile doverlo dire agli altri, alla mia famiglia. Non vorresti mai far soffrire le persone che ti vogliono bene: i miei genitori, i miei fratelli e mia sorella, mia moglie Cathryn, le nostre bambine Olivia e Sofia. E ti prende come un senso di vergogna, come se quel che ti è successo fosse colpa tua. Giravo con un maglione sotto la camicia, perché gli altri non si accorgessero di nulla, per essere ancora il Vialli che conoscevano. Poi ho deciso di raccontare la mia storia e metterla nel libro».

L’intervento, otto mesi di chemioterapia, sei settimane di radioterapia. Come sta ora?
«Bene, anzi molto bene. È passato un anno e sono tornato ad avere un fisico bestiale (Vialli ride). Ma non ho ancora la certezza di come finirà la partita. Spero che la mia storia possa servire a ispirare le persone che si trovano all’incrocio determinante della vita. E spero che il mio sia un libro da tenere sul comodino, di cui leggere una o due storie prima di addormentarsi o al mattino appena svegli. Un’altra frase chiave, di quelle che durante la cura mi appuntavo sui post-it gialli appesi al muro, è questa: “Noi siamo il prodotto dei nostri pensieri”. L’importante non è vincere; è pensare in modo vincente. La vita è fatta per il 10 per cento di quel che ci succede, e per il 90 per cento di come lo affrontiamo. Spero che la mia storia possa aiutare altri ad affrontare nel modo giusto quel che accade».

Gianluca Vialli intervistato da Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera (25/11/2018)

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