Mail, sms e chat non ufficiali potrebbero essere rimaste nei cervelloni dei colossi del web. La Procura di Genova pensa a una rogatoria negli Stati Uniti
Sono centinaia le mail, gli sms e le chat sequestrate in un anno di indagini sul crollo del Ponte Morandi. Ma secondo la Procura di Genova potrebbero essercene altre. E potrebbero essere custodite dal web: Google, Microsoft, Facebook.
Lo scrive Repubblica Genova.
L’idea degli inquirenti è che gli indagati possano aver utilizzato indirizzi mail non istituzionali per scambiarsi informazioni sul viadotto. Sia prima che dopo la tragedia del 14 agosto. Materiale che potrebbe essere stato cancellato prima che gli investigatori mettessero le mani sui vari apparecchi elettronici sequestrati in questi 12 mesi.
Materiale non facilmente accessibile poiché per averlo occorre che i colossi del web diano il loro benestare. Cosa non semplice, visto che sono impegnati a salvaguardare la privacy dei propri utenti.
La Procura di Genova valuta così la possibilità di una rogatoria negli Stati Uniti. Non sempre funziona, come strategia, ma vale la pena fare un tentativo.