Ma questa è la Napoli di oggi. Non diversa da Tor Bella Monaca o dal Gratosoglio o dallo Zen. Noi, che possiamo pontificare e magari dire cose non banali, non ci rendiamo conto di quanto siamo privilegiati
Paolo Isotta scrive una lunga lettera a Vittorio Feltri su Libero in cui tratteggia il cambiamento della sua città, Napoli.
ormai non esiste più un’identità cittadina: solo una terribile schizofrenia cittadina.
Dice raccontando del capo-servizio che, contravvenendo alle regole, gli ha aperto le sale della Certosa di San Martino per permettergli gli mostrare ad un’amica proveniente da Milano il famoso presepe. Questa era Napoli, sottolinea Isotta, un luogo dove fare una cortesia era un piacere della vita.
Oggi Napoli è invece il controllore che multa e fa scendere la partoriente dall’autobus perché non ha il biglietto.
Il comportamento del controllore è stato, oggettivamente, indegno. Egli merita di essere sputato in faccia; ma è stato un ligio esecutore delle norme
Ma per poter giudicare bisogna provare a mettersi nei panni del controllore che forse tante volte ha preso insulti e mazzate nello svolgimento del suo lavoro
Ma questa è la Napoli di oggi. Non diversa da Tor Bella Monaca o dal Gratosoglio o dallo Zen. Noi, che possiamo pontificare e magari dire cose non banali, non ci rendiamo conto di quanto siamo privilegiati. Scriviamo dalle nostre scrivanie, in stanze con aria condizionata. Perché la vita è, quasi per tutti gli altri, un peso terribile da portare. Ma è l’unico nostro bene.