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No tu no. E perché? Perché sei di Napoli

E pensare che la Juventus è stata la squadra dei migranti meridionali che venivano a Torino a lavorare alla Fiat

No tu no. E perché? Perché sei di Napoli

E pensare che è stata la squadra dei migranti meridionali che venivano a Torino a lavorare alla Fiat. Più pater familias che padrone. Appariva così l’Avvocato Agnelli, per eleganza e convenienza, tra miracolo economico, Seicento e passione bianconera. Era il potere, ma anche la massima autorità del calcio nazionale. Ospiti cortigiani in tribuna e lavoratori dipendenti in campo. Tutto rendeva la zebra rampante il simbolo di una Juve vincente e italiana.

La gran signora l’ha fatta grossa

Ma quella Juve dell’Avvocato non c’è più da tempo. Sostituita dalla tracotanza dell’attuale assetto, compreso il fattaccio dei biglietti NO Stadium per i Campani in trasferta. 

“Dove sei nato? a Napoli? Allora non entri”. Stadio vietato per la razza vesuviana. S’arrabbia finanche il questore (“Come faccio a gestire l’ordine pubblico?”) e il prefetto, guarda un po’, è nato a Napoli, come tanti e leali servitori dello Stato. Stavolta la gran signora (sic) l’ha fatta grossa. Cartellino rosso, una vera e propria rarità. Da collezione per chi in campo non li becca mai. Dopo le proteste, si riavvolge il nastro. Nessun divieto per i nati a Napoli. Rimane per i residenti. Anzi no, per largheggiare, mettiamoci pure tutta la Campania. Cosa può fare, però, un tifoso irpino allo Stadium non è dato di sapere.

La vittoria a tutti i costi

Di quella antica rispettabilità juventina sono rimaste macerie. Ingordigia di risultati, bulimia del comando, sfrontatezza di mercato che mortifica gli avversari. Ma anche il grande cruccio di una Champions che non arriva mai, un gioco avaro di spettacolo, la chiamata di Sarri per porvi rimedio, chissà quanto durerà il proletario Comandante al cospetto della gran signora arraffa-tutto. Ecco che bisogna vincere a tutti i costi.

Razzismo, e che cos’e’? 

Chi ha diramato, all’interno dell’ambiente bianconero, quell’avviso per la vendita dei biglietti, che discrimina le persone (qui i tifosi non c’entrano più) secondo luogo di nascita andrebbe licenziato.

Il suo non è razzismo, è peggio. E’ non sapere cos’è.

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