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Il Giornale: non solo #MeToo. Nel ciclismo spunta anche l’anoressia

Intervista ad Alessandra Cappellotto, sindacalista dei ciclisti: “Con le ragazzine di 17-18 anni si esagera. La categoria è esasperata”

Il Giornale: non solo #MeToo. Nel ciclismo spunta anche l’anoressia
Alessandra Cappellotto

Non solo abusi, da cui la nascita del movimento #MeToo anche nel ciclismo. Ora spunta anche il  problema dell’anoressia.

A parlarne, sempre su Il Giornale, che con la sua inchiesta sul ciclismo va avanti da giorni, è Alessandra Cappellotto, prima azzurra a vincere il Mondiale 1997 e oggi sindacalista dei ciclisti.

La Cappellotto è Vicepresidente Accpi (associazione corridori italiana) e coordinatrice del settore rosa al fianco del presidente del Cpa Gianni Bugno.

“Il problema più grosso che ho dovuto affrontare in questi anni è stata l’ossessiva ricerca del peso, soprattutto sulle più giovani. Se tu apostrofi una ragazzina “sei grassa da far schifo”, non è come dirlo ad un maschio che generalmente se ne frega o ti manda a quel paese”.

Non ci sono problemi evidenti di anoressia tra le azzurre, spiega la Cappellotto, anche se a volte si esagera.

“A quanto mi risulta problemi in azzurro non ci sono, anche se secondo me con la categoria juniores (ragazze di 17/18 anni) si esagera. Chi vince è anoressica, e questa categoria è veramente esasperata. Anche Dino Salvoldi, il CT azzurro delle ragazze, sa bene come la penso in materia: le ragazzine non possono essere trattate come delle donne fatte e finite. Gli ormoni femminili sono collegati alla presenza di grasso corporeo e se la percentuale scende troppo diventa pericoloso. Si rischia l’amenorrea (l’assenza del ciclo mestruale), con tutti i rischi che questo comporta”.

La sindacalista dichiara di stare conducendo una battaglia per abolire i campionati europei e mondiali per ragazzine così giovani:

“Perderemo delle medaglie? Amen. Potrei cantarle una canzoncina: siamo donne, oltre alle medaglie c’è di più…”.

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