Entrambi figli di Sacchi e della campagna eppure così diversi e così distanti nel modo di concepire il calcio

Juventus-Napoli è anche la sfida tra Maurizio Sarri e Carlo Ancelotti, figli di Arrigo Sacchi e dell’Appennino tosco-emiliano, come racconta oggi la Gazzetta dello Sport. Accomunati dalle origini, eppure così distanti oggi nei modi di fare e nel look oltre che nel calcio
Diversi nelle traiettorie e nello stile, vicini nel genio che insegue la bellezza e inventa (dal Pirlo regista al Mertens centravanti): i mondi di Sarri e Ancelotti sono in vetrina nella sfida-scudetto.
Sarri ha sempre ammirato il gioco di Sacchi, Ancelotti ha lavorato con Sacchi e conosce bene quanto può essere faticoso e fantastico confrontarsi con lui. Quando Ancelotti comincia è un po’ rigido, un po’ fondamentalista
Poi cambierà parecchio, la cultura contadina lo porterà ad avere rispetto di ogni uomo prima che di un’idea. Tanto da essere quasi bacchettato dal maestro: «Carlo non ha l’ossessione di andare oltre i limiti». E non vuole averla, per filosofia di vita. Mentre l’ossessione sarriana piace a Sacchi che stravede per il nuovo allievo: «Lo proposi a Berlusconi».
Hanno tanto in comune eppure sono così diversi Carlo e Maurizio, hanno la stessa età, ma mentre Ancelotti sollevava la Champions, Sarri era alle prese con il suo primo trofeo, la Coppa Italia Dilettanti col Sansovino, portato in tre anni dall’Eccellenza alla C2. Hanno condiviso il Napoli e adesso anche la Juve. Non è dato sapere quale sia stato l’impatto di Sarri, ma sicuramente Ancelotti non gradì l’arrivo in piazza Crimea, nel febbraio 1999, quando trovò sull’obelisco la scritta «un maiale non può allenare». Anche l’ultima volta lo insultarono all’Allalianz
Ma aspettiamo il ritorno di quest’anno a Napoli: Sarri lì ha fatto il Masaniello contro il Palazzo («Per avere più rigori dovremmo avere la maglia a strisce»). Ogni scelta è legittima, ma è logico che da quelle parti lo abbiano vissuto come un «tradimento».