ilNapolista

Prima assoluta del Satyricon di Francesco Piccolo al Pompeii Theatrum Mundi

Liberamente ispirato al Satyricon di Petronio

Prima assoluta del Satyricon di Francesco Piccolo al Pompeii Theatrum Mundi
Satyricon 2019 regia Andrea De Rosa produzione Teatro Stabile di Napoli

Una decina di muniti di applausi ha salutato la prima assoluta del “Satyricon” riscritto da Francesco Piccolo, con la regia di Andrea De Rosa, nella cornice del Teatro Grande, come terzo appuntamento del “Pompeii Theatrum Mundi”.

Liberamente ispirato al Satyricon di Petronio, in realtà con la sola presenza del lacerto del “funerale di Trinalcione”, ospitava già una scenografia inedita: un trono coperto e trasparente assieme, presentava su un piccolo trespolo un water dorato, dove un Trimalcione romanesco (il bravisssino Antonino Iuorio) era il maestro della festa. Attorno a lui giravano 5 donne e 3 uomini dove spiccava come figura centrale Fortunata (Noemi Apuzzo), una vegana-animalista nuda che impersonificava l’anima bella. Gli altri protagonisti si alternavano in frasi fatte e coreografie ritmate.

I temi della decadenza del linguaggio si mischiavano a canzoni degli ’80 mentre la ricerca della festa e dell’annichilimento ritmava il tempo che sembrava sospeso nella sua inutilità. In questa postmodernità dove tutti i linguaggi avevano lo stesso tenore vuoto dei luoghi comuni che si rincorrevano nella ripetizione vacua e ritmica, il coro formato dalla signora disperata (Alessandra Borgia), la donna delle canzoni (Francesca Cutolo), la ragazza anoressica (Serena Mazzei), l’intellettuale (Michelangelo Dalisi) e l’attrice impegnata (Anna Redi), dava tema e brusio all’azione. Il trio Encolpio (Flavio Francucci),), Gitone (Andrea Volpetti), Ascilto (Lorenzo Parrotto) completava la narrazione che assumeva le sembianze di una Babele isterica e disperata.

Temi alti come la fragilità, necessità ed urgenza, il dolore, si alternavano a smozziconi privi di senso. Trimalcione (“quando c’hai fegato non ti basta mai”) rappresentava il potere dei soldi per i soldi e faceva da contraltare a tutte le culture che avevano rappresentato negli anni ’70 la speranza di un cambiamento, ma che ora risultavano vuoti orpelli di chiacchiere. Il cibo (food) veniva a rappresentare il paravento di questa eterna festa nella sua declinazione di sofisticheria verbale. Ultimo atto dello spettacolo il funerale di Trimalcione con la scena madre dell’amore-istante con Fortunata e con il finale applauditissimo: con l’emersione della speranza dal vaso di Pandora esiodeo (“si può cambiare”). Oggi 5 e sabato 6 luglio le repliche alle ore 21.

ilnapolista © riproduzione riservata