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Il tema di Arturo alla maturità: “Accoltellato nell’omertà di Napoli”

Su Repubblica. Fu accoltellato alla gola e ridotto in fin di vita da una babygang. La madre si è battuta in tv e sui giornali. Si è diplomato col massimo dei voti. «Nessuno ha parlato né denunciato»

Il tema di Arturo alla maturità: “Accoltellato nell’omertà di Napoli”
Maria Luisa Iavarone

Due anni fa, in via Foria

Due anni fa Arturo Puoti fu accoltellato da una baby gang. Tutti minorenni, in pieno pomeriggio, in un’affollata via Foria, al centro di Napoli. Lo accoltellarono alla gola senza motivo. Era solo un passatempo, per quei ragazzi, un gioco. Lui, però, rischiò di morire.

Diventò un caso: pagine e pagine sui giornali, interviste alla madre in tv: Luisa Maria Iavarone scatenò un giusto putiferio.

Nel quartiere, però, nessuno ha mai parlato. Un doloroso velo di omertà seppellì la dignità dei napoletani, mortificata da quel gesto di una violenza inaudita.

Fu un episodio che colpì tutti. Non solo chi aveva figli dell’età di Arturo. Fu uno scempio.

Oggi Arturo torna sui giornali. Stavolta per aver superato l’esame di maturità al liceo scientifico con il massimo dei voti: 100 su 100.

A scriverne è Repubblica, articolo di Bianca De Fazio che finisce in prima pagina nazionale.

Ha scelto il tema sulla criminalità

Come traccia di italiano il ragazzo ha scelto quella sulla criminalità. Gli studenti dovevano partire dall’uccisione di Carlo Alberto Dalla Chiesa e sviluppare una propria riflessione. Arturo ha risposto alla traccia e poi ha raccontato quello che gli è successo.

Ma senza piangersi addosso, anzi, affiancando la battaglia condotta dalla madre in questi due anni, “una battaglia civile per sensibilizzare il Paese sulla deriva della violenza giovanile”.

Arturo ha parlato del muro di omertà innalzato dal quartiere per proteggere i suoi aggressori, con il quale si è purtroppo confrontato personalmente:

“Sono stato vittima, circa due anni fa, di un accoltellamento. Esso mi ha lasciato cicatrici indelebili, sia nella psiche che nella carne, e una di queste è stata l’omertà del quartiere al mio ritorno”.

Nessuno ha mai parlato né denunciato

Nessuno ha mai parlato, scrive Arturo, andando a capo ad ogni punto. Come per scandire la tragicità del dato e l’amarezza:

“Nessuno ha mai denunciato. Nessuno ha mai riflettuto su ciò che stavano commettendo, ovvero negare il diritto alla verità a un loro concittadino”.

Quella che Arturo ha consegnato alla commissione di esame è una vera e propria denuncia. È inaudito che nella folla che quel pomeriggio, come tutti i pomeriggi, affollava via Foria, non si sia trovato neppure un testimone. Lo stesso processo si è basato solo su prove ed indizi, ma nessuna testimonianza diretta li ha mai supportati.

Secondo la madre, il tema, per Arturo, è stato “una catarsi”.

E Arturo sottolinea:

“Che senso avrebbe avuto, dopo il vissuto di questi anni, scegliere una traccia che non avesse nulla a che fare con la mia esperienza? Avrei deluso me stesso e anche mia madre”.

Vuole iscriversi a Medicina

Ora ha intenzione di iscriversi a Medicina per seguire l’esempio dei medici che hanno salvato lui e aiutare altre persone nelle stesse condizioni disperate.

Alla fine del compito, Arturo torna sul tema della mafia scrivendo che

“esiste, non solo come associazione a delinquere, ma anche e soprattutto come modo di comportarsi indegno di uno Stato di diritto”.

 

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