Il tecnico rappresenta il paradosso dell’allenatore che allena un club da un milione di euro, ma a cena gli portano una mozzarella e neanche di bufala

Una storia d’amore che deve ancora sbocciare, una luna di miele finita prima ancora “che l’aereo del viaggio di nozze stacchi il muso da terra”.
Maurizio Crosetti descrive così, su Repubblica, il rapporto tra l’Inter e Conte. L’allenatore non si separerà dalla squadra, “ma il grande amore è un’altra cosa”.
Conte è animato da un “tumulto interiore, quella scontentezza cosmica che si trasferisce alle sue squadre sotto forma di pressione continua, di efficace eppure insopportabile martello”, ma stavolta, scrive Crosetti, i colpi di maglio li ha rivolti contro la società, che non lo accontenta comprando i campioni che desidera.
Quando se ne andò dalla Juve
Nel 2014 Antonio Conte chiuse con violenza la porta in faccia ad Agnelli, dopo un paio di giorni di ritiro. Lo fece perché voleva Cuadrado, non Messi, quello
“che ora invecchia in panchina insieme ad altri esuberi, che però alla Juventus giocano e non piangono, e un giorno li venderanno senza scatenare il finimondo”.
Ora ha scelto la ricchissima Inter ma rappresenta il paradosso
“dell’allenatore che allena un club da mille euro, anzi da un milione di euro, eppure a cena gli stanno portando una mozzarella e neanche di bufala. Sarà mica il mercato nerazzurro, quella bufala?”
Vuole Lukaku o Dzeko, non Neymar o Pelè
Conte, che alla Juve ha vinto scudetti “quasi con i fichi secchi”, ha mollato il club di Agnelli perché voleva di più e adesso all’Inter non riescono a comprargli Lukaku o Dzeko che non sono certo Neymar e Pelé.
“La sorpresa è grande, e i tifosi interisti hanno una faccia un po’ così. Aspettavano un motivatore alla Mourinho e si trovano un signore che piange miseria”.
L’allenatore è stato presentato in grande stile, gli juventini si stavano già mangiando il fegato per il tradimento del loro Antonio, che “certamente avrebbe trasformato quella banda di fiacchi
in un gruppo elettrizzato, formidabile, forse imbattibile”.
Invece niente.
“Antonio ha già la mano sul pomello della porta: tra un po’ la spalanca, poi magari la sbatte. Non sarebbe la prima volta”.