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CorSport: Gli stipendi della Premier sono il doppio di quelli della Serie A

Lo dicono i dati del Global Sports Salaries Survey. Non basta il fascino dei tecnici per attirare i campioni. Per ridurre il gap i club italiani devono aumentare i ricavi

CorSport: Gli stipendi della Premier sono il doppio di quelli della Serie A

Ci eravamo illusi che la seduzione esercitata dalla presenza di Carlo Ancelotti in panchina potesse servire a ridurre il gap economico tra il Napoli, gli inglesi e gli spagnoli, scrive il Corriere dello Sport. Invece, l’uomo giusto sulla panchina giusta non basta. Pépé docet.

Certo, il richiamo di Re Carlo ha affascinato James Rodriguez, come quello di Conte ha esercitato un appeal su Lukaku. Ma, a un certo punto, serve che la stima si traduca in un bonifico consistente.

“Che accontenti il giocatore ma anche tutti quelli che devono dire di sì: l’altro club e pure chi deve prendere la sua percentuale per la mediazione tra le parti”.

I dati del mercato

Il mercato estivo dice che finora la voce grossa la sta facendo la Liga 1, che ha speso 1,17 miliardi di euro, finiti in gran parte sul mercato interno. Se invece guardiamo alla differenza tra quanto si è speso e quanto si è guadagnato, al primo posto resta la Premier:

“un rosso di 436,8 milioni (finora) per coprire nuovi ed esaltanti investimenti, a fronte del -247,7 milioni di una A che pure non è lontana dal miliardo di euro di acquisti”

Lo strapotere contrattuale verso i calciatori

Il gap tra l’Italia e gli altri, però, è anche nello strapotere contrattuale nei confronti dei calciatori.

Secondo il Global Sports Salaries Survey, nel 2018-19 lo stipendio medio pagato da un club di Premier League è stato di circa 3,37 milioni di euro, contro i 2,48 della Liga. In serie A, invece, a parte il picco Ronaldo (31 milioni di euro), si viaggia sulla media di 1,7 milioni l’anno, la metà rispetto all’Inghilterra.

Almeno una società su tre, in Premier, può spingersi oltre soglie inimmaginabili in Italia. Solo la Juve può competere ad armi pari e infatti, nell’arco di un anno, ha piazzato i colpi CR7 e De Ligt. La stessa Juve era stata la prima a infrangere il muro dei 7 milioni l’anno quando aveva ingaggiato Higuain. Costretta a garantire, poi, le stesse condizioni a Dybala.

“Un effetto domino che spaventa gli altri club italiani: derogare al tetto salariale autoimposto vuol dire innescare una reazione a catena impossibile da controllare, una processione di agenti pronti a bussare per un aumento di stipendio. Se ci si fa prendere la mano, basta poco per far lievitare il monte ingaggi”

L’Italia

In serie A, il costo del personale tesserato, ovvero sostanzialmente dei calciatori, anche se nella voce entrano anche allenatori e dirigenti, vale il 55% dei ricavi. Un altro 20% va negli ammortamenti dei cartellini. Di ogni 100 euro incassati, in pratica, 75 vanno a coprire la gestione del parco giocatori. Quello che resta serve a coprire le altre spese e a finanziare il mercato.

Ridurre il gap

Per competere con Premier e Liga, o almeno per ridurre il gap che la separa dai campionati esteri, la serie A dovrà spingere per aumentare i ricavi in tre modi possibili: vendere meglio i diritti tv, puntare su ricavi commerciali, investire sugli stadi per aumentare gli introiti del botteghino.

È l’unico modo per avere maggiore potere di acquisto nelle grandi aste internazionali senza dover più accontentarsi di “seconde scelte in fuga o in cerca di una vetrina in attesa di giorni migliori”

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