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Platini, Reina, Sarri (e altro): aveva sempre ragione De Laurentiis

Fact-checking di tutte le false accuse contro il presidente del Napoli. La realtà smentisce il papponismo

Platini, Reina, Sarri (e altro): aveva sempre ragione De Laurentiis

Le illusioni muoiono all’alba

Chi si aspettava un ricompattamento del tifo napoletano dopo l’accordo tra Sarri e la Juventus è rimasto deluso. La spaccatura è rimasta, e le ultime dichiarazioni del presidente sono benzina sul fuoco per chi vuole continuare a combattere quest’assurda guerra.

Allo stesso tempo il presidente non sorprende nel suo essere divisivo. Il ruolo del paciere non gli si addice, ma lui fa il presidente di una squadra di calcio, non ambisce a diventare un capopopolo, né a candidarsi al Nobel per la pace.

E poi le sue parole andrebbero analizzate nel tempo, visto che alcune sue uscite, giudicate frettolosamente fuori luogo (a proposito, per esempio, di Platini, Higuain, Paolo Cannavaro, Reina, e lo stesso Sarri), si sono rivelate tristemente profetiche.

Purtroppo tutto ciò ad una buona parte dei napoletani non interessa. In troppi ripetono stancamente gli stessi refrain diffusi a furor di popolo.

Ma i principali luoghi comuni si smontano facilmente. Vediamone alcuni.

“Il presidente svende (o regala) i suoi migliori calciatori”

I giocatori di un certo valore che hanno lasciato Napoli negli ultimi 10 anni sono stati Quagliarella (per i noti motivi), Lavezzi, Cavani, Higuain, Gabbiadini, Jorginho, Zapata e Hamsik (anche in questo caso per motivi che vanno al di là dei fattori economici). Si tratta dei soli calciatori che al momento della partenza da Napoli valevano più di 10 milioni di euro. E non sono stati svenduti o regalati, ma sono stati venduti benissimo, tutti a cifre alte, a volte persino fuori mercato. Tutte le altre cessioni hanno riguardato calciatori di minor valore, spesso alla fine del loro percorso azzurro.

Qualsiasi confronto con le altre squadre italiane è impietoso.

Negli stessi anni la Juventus ha ceduto Vidal, Pogba, Morata, Pereyra, Bonucci (poi tornato all’ovile), Coman, Higuain (dopo averlo pagato a peso d’oro) e Benatia, lasciando andare via gratuitamente o quasi, per scelte societarie (o perché ritenuti non più funzionali al progetto) Tevez, Llorente, Pirlo, Dani Alves, Buffon, Lichtsteiner, Asamoah e Marchisio, senza che i tifosi bianconeri battessero ciglio. Roba che a Napoli, visti i precedenti di Higuain, Reina ed Hamsik, sarebbe successa una mezza rivoluzione anti-societaria.

Perché, per il tifoso medio, il Napoli non dovrebbe mai cedere nessun giocatore, comprandone però sempre di nuovi. Come se si potessero avere rose di 60-70 calciatori.

Poi di Inter e Roma non ne parliamo proprio. Coutinho, Kovacic, Shaqiri, Guarin, Hernanes, Alvarez, Jovetic, Kondogbia e Murillo i principali calciatori di valore ceduti dai nerazzurri, e Vucinic, Borini, Marquinos, Lamela, Bojan Krkic, Benatia, Romagnoli, Bertolacci, Gervinho, Pjanic, Ljajic, Salah, Rudiger, Paredes, Emerson, Alisson, Nainggolan e Strootman ceduti dai giallorossi, quasi tutti per motivi di bilancio. Tanto per sfatare il mito che avere dei bilanci solidi non serva.

Tra l’altro si è trattato di cessioni che hanno influito notevolmente sui risultati sportivi delle due squadre. Non a caso solo Napoli e Juventus hanno tenuto ben salde le loro posizioni nonostante la perdita di qualche pezzo pregiato. Uniche squadre italiane che, pur con budget diversi, si sono mostrate capaci di trattenere i migliori giocatori grazie alla loro solidità finanziaria. I sacrifici sono stati limitati ai calciatori meglio vendibili e allo stesso tempo sostibuili, come poi i fatti hanno dimostrato.

“Le cessioni hanno indebolito il Napoli”

Rileggendo la storia delle poche cessioni ancora oggi oggetto di discussione (Cavani, Lavezzi e Higuain), i fatti dicono esattamente il contrario.

Estate 2012, cessione di Lavezzi. Il Napoli passa dai 61 punti del 2011-12 ai 78 punti del 2012-13, guadagnando la qualificazione diretta in Champions. 23 le vittorie, contro le 16 dell’ultimo anno del “Pocho”, 73 i gol fatti contro i 66 dell’ultimo Napoli del “Pocho”.

Estate 2013, va via Cavani. Con gli introiti della sua cessione il Napoli rifà mezza squadra. Alla fine del campionato porta a casa gli stessi punti del precedente (78), con 23 vittorie (come l’anno precedente) e 77 gol fatti (4 gol in più della stagione 2012-13).

Estate 2016, arriva il contestatissimo addio di Higuain. Nonostante la partenza del bomber dei record, il Napoli nel 2016-17 colleziona 86 punti, con 26 vittorie e 94 gol, contro gli 82 punti, 25 vittorie e 80 gol dell’anno precedente. A fine stagione Dries Mertens, sostituto “per caso” del Pipita, finirà per segnare appena 4 gol in meno (34 in tutte le competizioni) del calciatore ancora oggi rimpianto da qualcuno ed indicato come “quello che ci avrebbe fatto vincere lo scudetto”.

“Il presidente non compra mai nessuno”

Il luogo comune più surreale. Inutile ricordare i nomi dei calciatori acquistati dal Napoli e che lo hanno reso grande in questi ultimi anni. I dati transfermarkt.com indicano una spesa totale di 453,6 milioni di euro nelle ultime sette campagne acquisti. Più evidentemente il denaro necessario per trattenere a Napoli, a suon di ingaggi, i calciatori che giocano in azzurro da qualche anno.

“Al presidente sta bene non vincere nulla”

Premesso che è immaginabile che ad una persona come De Laurentiis piacerebbe vincere (eccome se gli piacerebbe), la vittoria di un qualsiasi trofeo in questi ultimi 10 anni è stata fortemente condizionata dallo strapotere della Juventus. Non a caso i bianconeri si sono aggiudicati 16 trofei su 29.

Gli altri trofei sono stati vinti dall’Inter (4, di cui 3 nell’anno del triplete, ma non vince nulla dal 2011) e da Lazio, Milan e Napoli (con 3 a testa).

Affermare poi che i risultati sportivi del Napoli siano insufficienti equivale a farneticare. Questo è il periodo storico con maggiore continuità di risultati ad alto livello degli azzurri, e poi c’è un dato che fa davvero impressione. Nel 2009-2010 lo scudetto fu vinto dall’Inter e l’anno successivo dal Milan. Il Napoli accumulò in quei due tornei la distanza totale rispettivamente di 29 e 23 punti dalle due milanesi. Oggi la distanza cumulativa tra Napoli e Inter ha raggiunto i 92 punti in 10 anni a favore degli azzurri, che si traducono quindi in 121 punti negli ultimi 8 anni. Il vantaggio del Napoli sul Milan è invece di 82 punti in 10 anni, ovvero 105 in 8 anni. Un’enormità, anche considerando il blasone delle due squadre (36 scudetti e 10 Champions League in due) e i loro investimenti negli ultimi anni. La Roma poi, nonostante i suoi 4 secondi posti e i 2 terzi posti, è ormai staccata di 21 punti dagli azzurri.

Il Napoli ha avuto il miglior attacco degli ultimi 10 anni (720 gol) e ha vinto 219 partite su 380 (il 58%), con un picco assoluto negli ultimi 3 anni, nei quali le vittorie hanno raggiunto il 68% delle partite giocate, con sole 14 sconfitte (la Juve ne ha perse solo due in meno).

Basterebbe attenersi ai fatti, non dico per ringraziare la società, ma almeno per apprezzare quanto di buono sta facendo in questi ultimi anni.

Invece la sensazione è che questa guerra assurda non finirà facilmente.

Sperando che i risultati futuri del Napoli riescano prima o poi a mettere tutti d’accordo.

 

 

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