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Sequestrati beni per un milione di euro a Luca Lucci, capo ultrà del Milan

E’ il tifoso immortalato mentre stringe la mano a Matteo Salvini durante la festa per i 50 anni della Curva Sud del Milan. Chiuso il “Clan 1899” di cui la polizia lo considera il gestore

Sequestrati beni per un milione di euro a Luca Lucci, capo ultrà del Milan

I giudici milanesi hanno chiuso il “Clan 1899” di Sesto San Giovanni, considerandolo non un semplice circolo storico di tifosi del Milan, ma

“una base operativa per riunioni attinenti il traffico di stupefacenti e per ritiri o consegne di droga anche in contesti di criminalità organizzata”.

Lo racconta l’edizione milanese del Corriere della Sera.

La decisione arriva su richiesta della polizia che ha giudicato pericoloso dal punto di vista sociale il gestore del club (così lo considera la polizia, mentre, in teoria, è un dipendente del circolo), Luca Lucci, “il Toro”.

A Lucci sono stati sequestrati beni per un milione di euro. Secondo il Tribunale, è

“persona potenzialmente capace di piazzare grossi carichi di stupefacenti tra i frequentatori dello stadio grazie al ruolo carismatico di leader della curva Sud milanista” e “alla collaborazione con soggetti di elevato spessore criminale”.

La stretta di mano con Salvini

Lucci fu immortalato mentre, il 16 dicembre 2018, stringeva la mano a Matteo Salvini alla festa all’Arena Civica per i 50 anni della Curva Sud del Milan.

Nella proposta di sequestro, che, scrive il Corriere, risulta avanzata il 22 febbraio 2019 dalla Questura di Milano, e nel decreto firmato dalla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale eseguito oggi, non si fa menzione a quella stretta di mano. Gesto che tra l’altro, all’epoca, fu difeso da Salvini, che disse:

“ci sono diversi indagati nella Curva del Milan? Io stesso sono indagato. Sono un indagato in mezzo ad altri indagati”.

Il “Clan 1899” è stato sequestrato insieme a un’abitazione in provincia di Bergamo e ad un’Audi A5.

La “pericolosità sociale” di Lucci viene desunta dalla sproporzione esistente rispetto ai redditi ufficiali e dai guai che “il Toro” ha con la giustizia.

I precedenti di Lucci

I giudici si meravigliano di come sia possibile che “non risulti essere stato indagato” dodici anni fa, dopo “le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luigi Cicalese (che non sono state oggetto di ulteriori approfondimenti investigativi) sull’omicidio il 31 ottobre 2006 dell’avvocato Marianna Spinella”. E in particolare sul fatto che l’auto usata per la fuga fosse stata fornita da Daniele Cataldo, il quale a sua volta “l’aveva ricevuta proprio da Lucci”.

I legami con gli ultras

I legami con Cataldo sono molto ricorrenti per Lucci. In un box appartenente a Cataldo furono trovati, nel 2015, 21 chili di hashish, un chilo di cocaina, pistole, fucili e una mitraglietta. Non solo. Nel periodo in cui cataldo era agli arresti domiciliari nella comunità Exodus, l’Associazione 1899 fece cinque donazioni di più di 8mila euro. Le donazioni “curiosamente” cessarono appena Cataldo fu scarcerato.

Ma Lucci ha rapporti anche con l’ultrà Giancarlo “Sandokan” Lombardi, “condannato per rapina, estorsione e associazione a delinquere”. E con Rosario Calabria “parente di famiglie di criminalità organizzata di origine calabrese in Lombardia”.

E ancora. Il 15 febbraio 2009, durante il derby, Lucci diede un violento pugno a un tifoso interista che perse un occhio e tre anni dopo si impiccò in casa. Il 30 settembre 2018 ne aveva sferrato un altro ad un altro tifoso durante Milan-Sassuolo.

“Ed è invece del 2016-2017 l’indagine che rilevò come «la sostanza stupefacente» acquistata presso fornitori albanesi «venisse consegnata presso i locali del “Clan 1899”», vicenda per la quale Lucci patteggia 1 anno e 6 mesi il 26 luglio 2018”.

Accadeva solo cinque mesi prima della foto con Salvini.

Intervistato da un’emittente fiorentina, il ministro dell’Interno ridimensionò quella stretta di mano dicendo:

“era la prima volta che lo incontravo: ogni giorno faccio foto con centinaia di persone, ovviamente non chiedo il certificato penale alle centinaia di persone che mi fermano a feste, incontri, cene o in strada”.

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