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Palestrina-Napoli, una sfida per la promozione a panchine invertite

Intervista doppia ai due allenatori di basket che si giocano l’accesso alla massima serie. Coach Francesco Ponticiello ( Palestrina) e Gianluca Lulli ( Napoli basket).

Palestrina-Napoli, una sfida per la promozione a panchine invertite

Domani alle 18.00 scendono in campo Palestrina e Napoli per la 1 gara della semifinale playoff di serie B di basket.

L’uno al posto dell’altro eppure entrambi al posto giusto nel momento giusto. Uno nato a Palestrina ed ha allenato i laziali fino allo scorso anno, l’altro è nato a Napoli ed ha allenato i partenopei portandoli in Serie A2 appena due anni fa. Ora sono contro, a panchine invertite, a giocarsi le semifinali per la conquista della massima serie. Coach Francesco Ponticiello ( Palestrina) e Gianluca Lulli ( Napoli basket).

Caserta è fuori dalla serie. Ci avresti scommesso?

P: Chi poteva essere “tanto folle” da scommettere un solo euro per un esito del genere?Una serie al meglio delle tre partite, per chi abbia la bella in casa, porta con se molti più rischi: se fai un passo falso casalingo, a maggior ragione se in gara 3, non hai possibilità di rimediare

L: Assolutamente no! Nardò ci è arrivata in sprint dopo le ultime tre partite di regular season. Con una grande condizione fisica, Caserta forse non è stata pronta da un punto di vista mentale. Ma tanti complimenti a Nardò!

Siete a casa vostra, in ogni caso. Come ci arrivi a questa semifinale, e come ci arriva la squadra?

P: Ci arriviamo nella migliore condizione possibile, dopo una serie, quella con Corato, che, sebbene chiusa con un secco 2-0, ci ha imposto di viaggiare ad altissimi livelli di intensità. Giocare tanti possessi importanti, sia difensivi che offensivi, essere dovuti passare per due finali combattuti, tutto ciò ha stimolato la nostra dimensione agonistica, rafforzato le nostre sicurezze

L: In un momento positivo, da un punto di vista emotivo molto carichi. Abbiamo ribaltato il fattore campo contro una squadra come Fabriano. Sarà una grande semifinale, ci arriviamo con entusiasmo. Sono sereno, voglio godermela fino in fondo. Giocano due grandi squadre.

Fai un mestiere che può far felice una città. Lo ha mai pensato?

P: Forse è la motivazione principale che mi muove: non credo che questo lavoro, l’allenare, sia un qualcosa che possa esser fatto in maniera asettica, “da professorino”. Da sempre ho puntato a determinare un meccanismo di amplificazione degli stimoli, dal tecnico ai giocatori, dalla squadra al pubblico, dal palazzetto alla città.

L: Sinceramente no, ma il fatto di rappresentare una città è una grossa responsabilità, nei confronti dei tifosi. Negli anni passati rappresentavo la città in cui sono nato, quindi la sentivo maggiormente. Quest’anno una piazza passionale e grande come Napoli, e possiamo farla contenta con i risultati, ma soprattutto con l’impegno e sudando la maglia.

Chi ti ha ispirato nella tua carriera?

P: Ho dovuto formarmi in forma di “meticciato culturale” – attingendo a tantissime fonti e non ad un singolo punto di riferimento. Peraltro, come per tanti che si sono formati come allenatori negli anni 90, i punti di riferimento sono stati “a strati”: in Italia ho attinto soprattutto dalla “mente migliore della mia generazione”, ovvero Ettore Messina, a livello europeo da Zeljko Obradovic, coach K per il college basketball e coach Pop per l’NBA. Ma da tutti, proprio tutti, incluso i miei assistenti ed i corsisti che seguo in estate nei corsi allenatori, “ho rubato” qualcosa>

L: Ho avuto la fortuna di avere tanti allenatori importanti nella mia carriera, sicuramente qualcuno mi ha lasciato di più. Franco Gramenzi, Andrea Capobianco, Alessandro Romani, sono stati molto importanti per la mia crescita come uomo e come allenatore. Ho cercato di riprendere dei concetti che per me sono stati importanti in passato,quando calcavo i parquet, ovviamente cercando di creare un mio stile ed una mia idea di gioco.

Vi siete mai incrociati da giocatore/coach?

P: Certo, ricordo di Gianluca ai tempi della sua esperienza puteolana, ma da avversari ci siamo incrociati quando lui giocava a Teramo, in B D’Eccellenza ed allenato da Franco Gramenzi, ed io allenavo Caserta.

L:Che io ricordi no, non ci siamo mai incontrati, ma Ciccio è stato importante per la mia formazione nel corso allenatore nel primo e nel secondo anno

Che accoglienza vi aspettate?

P: Sono i playoff, bambole!”, ovvero, l’attenzione dei tifosi è tutta sull’esito della serie. Ma credo sarà simile a quella di marzo, all’insegna del rispetto, dell’affetto, del ricordo di 15 mesi di grandissima intensità. Da parte mia vivo con enorme orgoglio la possibilità di dire di essere stato, con Marchionetti, il grande e compianto Taurisano, Perazzetti e Bucchi, tra i 5 allenatori che hanno avuto l’onore di esser promosso in A2 o in A1 in maglia azzurra. Orgoglio amplificato dall’essere unico napoletano di nascita e formazione.

L: Accoglienza ricevuta in regular seasonè stata bellissima. Credo di aver lasciato un buon ricordo, non solo per i risultati spero, ma anche per quello che sono stato come persona. Mi aspetto lo stesso trattamento, poi dopo la palla a due sono un avversario ed ognuno farà il massimo per la propria squadra

Cosa ruberesti all’altro?

P: Chi ti dice che non l’abbia già fatto? Il nostro lavoro, lo dicevo anche prima, consiste in un continuo filtraggio di stimoli, idee, spunti che provengono dal confronto con gli altri. Quindi…

L: Il grande vissuto, il percorso, l’esperienza di Ciccio. La grande formazione tecnica – tattica, ma anche quella grande saggezza e cultura che lo contraddistingue.

I playoff sono il pane di questo sport. Come li vedresti nella serie A di calcio?

P: Già vengono disputati. Vedi le promozioni in serie A ed in serie B. Li vedrei meglio se ci fosse il coraggio di cancellare in queste il pareggio e si optasse per la formula al meglio delle 3 partite: andata, ritorno e bella in casa della meglio piazzata, tempi supplementari e rigori in caso di pareggio

L: Sinceramente il calcio non mi affascina, ma probabilmente i playoff darebbero quel pepe in più da un punto di vista adrenalinico, potrebbero riservare grandi sorprese, però poi a quelli della Juventus chi glielo racconta che debbano fare i playoff con venti punti in più?

Ho provato a togliervi pressione. Ritorniamo al topic. Avresti voluto arrivarci in un altro modo a questa partita, o la squadra ci arriva pronta?

P: Siamo pronti e consapevoli di esserlo. Dopo essere transitati per mesi e mesi di duro lavoro, superando infortuni, contrattempi. Tutto veicolato verso questo finale di stagione,

L: Assolutamente no! Ci arriviamo in buonissime condizioni, abbiamo recuperato gli ultimi acciaccati, non ancora al meglio. Ma siamo consapevoli e siamo carichi di entusiasmo. Possiamo competere contro una squadra davvero molto forte, probabilmente tra le prime tre più forti di tutta la serie B. Ora ci prepariamo al meglio.

Due similitudini tra le due piazze, due fattori completamente opposti.

P: Napoli e Palestrina sono accomunate dall’incredibile energia che le anima, dalla partecipazione assoluta e viscerale al momento cestistico – senza alcuna mediazione. Le differenze riguardano invece principalmente due fattori, uno territoriale, ovvero che Napoli sia una metropoli, adagiata sul mare e posizionata tra due vulcani attivi, il Vesuvio ed i Campi Flegrei, Palestrina una bella cittadina collinare, con una ricca zona archeologica. L’altra differenza è strettamente cestistica, Napoli vuole rinverdire i fasti di un passato importante, invece Palestrina, pur vantando una lunga tradizione cestistica, persegue un obiettivo storico come quello dell’A2.>

L: La grande passione, il grande entusiasmo che si respira sia a Palestrina che a Napoli, e la grande tradizione. Napoli ha un bacino di partecipazione più ampio, anche se non abbiamo avuto tanti spettatori. Napoli ha avuto la possibilità di calcare palcoscenici più importanti, ma le due realtà sono molto simili

Comunque vada sarà un successo, o la finale a tutti i costi?

P: I playoff possono essere affrontati nella sola maniera possibile, cercando con tutte le proprie forze di fare ancora un passo in avanti, l’ennesimo. Poi è chiaro che essere in semifinale, transitando per un girone, quello D, davvero impegnativo, sia già un risultato importante, qualcosa di cui andare fieri. A maggior ragione se si è vinto 25 partite su 30 in regular season, un cammino che in due gironi su 4 avrebbe garantito la prima piazza. Ma proprio per questo, la motivazione di arrivare fino in fondo, è enorme>

L: Non siamo schiacciati da questa grossa responsabilità di andare in Serie A per forza. Siamo in ballo e vogliamo ballare! Non mi è mai piaciuta questa frase, perché dobbiamo puntare al massimo.. Noi arriviamo sicuramente più leggeri. Palestrina ha più pressione, ha il fattore campo ed ha grossi campioni. Godiamocela, perché ce la siamo conquistata sul campo, e ce la siamo meritata

Saluta l’altro nella lingua della tua squadra.

P: amo Gianlù, se vedemo domenica, al Palaiaia..

L: Uè Ciccio! Satt buon! Ce vedimme ambress!

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