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Le squadre non sono dei tifosi. La politica di De Laurentiis può regalare soddisfazioni

Le squadre moderne sono aziende, brand in cui riconoscerci per appartenenza locale e valori espressi. E questi valori sono più forti quando la squadra è messa nelle condizioni di vincere

Le squadre non sono dei tifosi. La politica di De Laurentiis può regalare soddisfazioni

Siamo tifosi del Napoli e basta. Non siamo tifosi di De Laurentiis, Ferlaino, Milik, Insigne, Ancelotti o Sarri. Probabilmente l’eccezione che conferma la regola è Maradona. Sì, siamo anche tifosi di Maradona.

Vogliamo vincere e vogliamo che il nostro Napoli giochi un bel calcio. Vorremmo uno stadio bello, comodo e, perché no, economico. Non siamo qui per dire se De Laurentiis è simpatico o antipatico, questo è un problema di sua moglie e dei suoi amici. Noi dobbiamo valutare il Napoli di De Laurentiis per le sue vittorie e per l’ambiente che riesce a creare.

Napoli è  forse il centro del mondo ed è forse la città più bella del mondo. Però non c’è nessun dubbio che Napoli, nel 2019 è una città povera, senza investimenti locali né esteri, con un grosso problema di criminalità organizzata e corruzione, nonché grossi problemi di inefficienza del sistema pubblico ad ogni livello.

Napoli non è Torino o Milano. Malgrado gli enormi problemi della capitale, Napoli non è neppure Roma. La Juve ha dietro la famiglia Agnelli, il Milan ha avuto Mediaset e Berlusconi, l’Inter il petrolio e i Moratti e adesso hanno tutti grossi capitali esteri (anche le imprese di Agnelli non sono italiane). Napoli non è e non è mai stata in queste condizioni, non è appetibile per nessuna grossa impresa, italiana o straniera.

L’ambiente economico è cruciale, si pensi che nella finale delle coppe europee 2019, non solo ci sono 4 squadre inglesi, ma ci sono tre squadre della stessa città: Londra, che è di gran lunga la città più ricca d’Europa. E se andiamo a recuperare le classifiche di fatturato, va ricordato che il Tottenham (decimo assoluto) fattura più della Juve (undicesima). Il suo avversario è il Liverpool (settimo). In Europa League Chelsea e Arsenal  sono ottava e nona. Sembra che per potersi giocare una competizione internazionale si debba almeno essere nella top 10.

Il calcio Napoli non ha quasi mai vinto niente. È vero, ha vinto 2 scudetti e una coppa UEFA, ma solo grazie all’incredibile fenomeno Maradona. Per una condizione “astrale” favorevole, il più grande giocatore di tutti i tempi è venuto a Napoli. Ancora non si sa bene il perché e il come, ma è successo e ci ha regalato un periodo di gioie.

Nel calcio moderno si possono vincere degli scudetti e delle coppe europee solo in due modi. Primo, facendo delle scelte fortunate sulla base di pericolosi debiti. In questo modo si  rischia di poter vincere qualcosa (o più probabilmente solo di sfiorare un titolo), e poi essere in disgrazia economica e di vittorie per molto tempo.

La seconda possibilità è incrementare stabilmente il fatturato ai livelli di Juve, delle squadre inglesi e della altre grandi come Real Madrid e Barcelona, PSG e Bayern. Questo è processo industriale: raccolta di diritti televisivi, stadio, merchandising e finanza. Se non per arrivare nella top 10, almeno nella top 20.

De Laurentiis queste cose le sa. Sta cercando di farle, ma in una città come Napoli tutto è difficile. Probabilmente in Inghilterra avrebbe avuto altri risultati sportivi ed economici. La sua strategia comunicativa è indirizzata in questo senso, non è indirizzata a quella parte di tifosi napoletani fuori della legalità. Molti presidenti di Serie A sembrano tollerare un certo tipo di tifo. Un tifo che segue la squadra e che ha dei rapporti ambigui sui biglietti ed altre attività che possiamo poi leggere sui giornali o vedere nelle TV in qualche caso di cronaca.

De Laurentiis prova a uscire da questo sistema e la strategia comunicativa sul tifo può portare secondo noi verso tre diversi scenari:

1) Uno scenario negativo: De Laurentiis può uscire sconfitto perché isolato a Napoli e nel resto di Italia. Le sue aspettative rimarranno deluse e alla fine cederà. Si rifugerà nel Bari o lascerà perdere del tutto il calcio. Il Napoli finirà in mano di qualche populista che prenderà in giro i tifosi per poi restare sul filo della retrocessione per altri dieci o venti anni. Rimarremo i mediocri di sempre e rimpiangeremo De Laurentiis.

2) Scenario positivo: De Laurentiis riesce a incidere sulla serie A e sui tifosi in Italia e nel mondo. Il Napoli diventa tra le prime dieci d’Europa, insieme ad almeno altre due squadre italiane. Non sarà il Real Madrid o il Liverpool, ma una volta ogni tanto riuscirà a giocarsi una finale di Champions League, come il Tottenham. Questo perché la Serie A e lo stato seguiranno De Laurentiis, la serie A sarà redittizia e autorevole come ai tempi di Maradona, Gullit e Platini.

3) Scenario intermedio: De Laurentiis riesce a tenere i bilanci a suo favore grazie al mercato dei napoletani, dei diritti tv per la Champions e cedendo i top player in età matura. Lo stadio resterà triste, la squadra si impoverirà a livello di immagine, ma resterà solida. Sarà sempre la eterna seconda in Italia ed equivalente ad una squadra intermedia del campionato inglese. Non esploderà e non diventerà una super squadra, ma vivacchierà in discreta salute e magari una Europa League prima o poi ci scappa.

È rischioso il gioco di De Laurentiis. Due scenari su tre ci vanno bene e non vediamo alternative valide per sperare in una crescita sportiva del Napoli che non passa attraverso un cambio forte della Serie A e una lotta al populismo del calcio.

Le squadre non sono del popolo, non sono dei tifosi. Le squadre moderne sono aziende, sono brand in cui riconoscerci per appartenenza locale e valori espressi. E questi valori sono più forti quando la squadra è messa nelle condizioni di vincere, in modo che noi tifosi possiamo identificarci con questa vittoria.

La politica di De Laurentiis, sul lungo periodo, può regalarci grandi soddisfazione.

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