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Bellinazzo: Il Decreto Crescita potrebbe essere ricordato come il “Decreto Conte”

Il nuovo provvedimento favorirebbe con sgravi fiscali le società calcistiche nell’ingaggio di calciatori e allenatori che abbiano avuto la residenza fuori dall’Italia negli ultimi due anni

Bellinazzo: Il Decreto Crescita potrebbe essere ricordato come il “Decreto Conte”

Marco Bellinazzo sul Sole24Ore svela un’interessantissima norma che riguarda tutte le società di Serie A e l’ingaggio di allenatori e giocatori. Il nuovo “Decreto Crescita” (il Decreto legge n. 34 è stato pubblicato lo scorso 30 aprile nella Gazzetta Ufficiale) potrebbe rappresentare il paradiso, ad esempio, per Inter e Roma che stanno valutando di mettere in panchina Antonio Conte.

L’ambitissimo allenatore pugliese, al Chelsea dal 2016 al 2018, potrebbe infatti rientrare perfettamente nella cornice normativa di favore concessa ai cosiddetti “impatriati”: dal 1° maggio chi si trasferisce nella Penisola, non avendo risieduto in Italia negli ultimi 2 anni (anche se non è stato iscritto all’Aire, Anagrafe italiani residenti all’estero), può essere tassato soltanto sul 30% del compenso da lavoro dipendente per un periodo di 5 anni, purché rimanga per almeno 24 mesi in Italia.

Quindi, il tesseramento di un giocatore italiano come Marco Verratti al Psg dal 2012 diventa meno proibitivo.

Il giornalista economico approfondisce ancora il decreto che a suo avviso sembra poter essere applicato anche nel caso di allenatori e calciatori non italiani, in quanto non esiste nessun riferimento a dove risiedevano prima dei due anni obbligatori fuori dall’Italia

Assomiglia molto a una “legge Beckham” italiana. Ma a differenza dell’aliquota ridotta al 24% per i lavoratori stranieri trasferitisi in Spagna tra il 2005 e il 2010, quella che potrebbe passare alla storia come “legge Conte” (più con riferimento al tecnico, che al presidente del Consiglio che pure l’ha varata), rischia di essere ancora più favorevole: l’aliquota effettiva applicata ai redditi degli sportivi professionisti di fatto è ancora più bassa e non ci sono soglie di sbarramento (in Spagna occorreva guadagnare almeno 600mila euro).

 

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