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Parigi è stata un’illusione, a certi livelli al Napoli tremano ancora le gambe

La sconfitta con l’Arsenal ha confermato che il limite più evidente è ancora quello mentale: una squadra che crede poco in sé, nonostante Ancelotti 

Parigi è stata un’illusione, a certi livelli al Napoli tremano ancora le gambe
Foto Calcio Napoli

“Il male oscuro che si chiama paura” è l’azzeccatissimo titolo delle pagelle del Napolista. Si potrebbe scrivere un saggio sul primo tempo non giocato dal Napoli all’Emirates contro l’Arsenal. È stata una sensazione stranissima. Peraltro non nuova.

Quest’anno già provata a Liverpool dove il punteggio non ha detto tutto del divario tra le squadre in campo. E dove il Napoli balbettò proprio come ha fatto ieri sera. Stessi sintomi. Paura di toccare il pallone. Incapacità di indirizzare un passaggio con precisione. Impossibilità di realizzare passaggi di fila. È arduo trovare un termine diverso da imbarazzante. Per giunta contro un avversario -l’Arsenal – che era sì ben disposto, molto aggressivo, pressava con tanta intensità ma che, tutto sommato, ha usufruito dei regali del Napoli. Ha messo il Napoli sotto pressione e gli azzurri si sono consegnati.

Un Napoli assente dal punto di vista mentale

In 45 minuti il Napoli ha tirato una sola volta verso la porta di Cech, con quel rigore in movimento sbagliato da Insigne. I due gol in fotocopia sono l’impietosa fotografia di una squadra assente dal punto di vista mentale. Impaurita. Disorientata. Era quasi come se gli azzurri, non reggendo la situazione, preferissero consegnarsi all’avversario. Ovviamente non è così, eppure sul campo è andata proprio così. Con Mario Rui che consegna all’Arsenal il pallone da cui poi arriverà l’1-0. E Fabian Ruiz che perde palla ingenuamente, troppo ingenuamente per un quarto di finale di Europa League, e Manda Torreira al tiro: l’autorete di Koulibaly fa il resto.

Non crediamo al calo atletico

È difficile andare alle radici di questo blocco. Ci convince poco, anzi per niente, la spiegazione del calo atletico. Il Napoli è cresciuto nel secondo tempo. Giocatori dell’Arsenal hanno concluso la partita con i crampi. Quelli del Napoli no.

Al Napoli semplicemente tremavano le gambe. Come se questi palcoscenici fossero ancora considerati fuori dalla portata di questa squadra. Una dimensione sconosciuta e non sopportabile. Quest’anno, fuori casa, soltanto una volta il Napoli si è comportato diversamente: a Parigi nella partita che sembrò il definitivo salto di qualità della squadra, soprattutto dal punto di vista mentale. E invece c’è stata una regressione.

Non crediamo nemmeno che con determinati giocatori – nella fattispecie Hamsik – sarebbe cambiato qualcosa. Lui a Liverpool c’era, così come in tante altre occasioni. Il Napoli sbatte più o meno sempre sullo stesso muro. È logico pensare che tra il 2-0 subito con Benitez e il 2-0 subito ieri sera ci sia poca differenza e quindi la distanza sia rimasta quella. Anche se non va dimenticato che le partite si giocano su 180 minuti. Che l’Arsenal, in casa è una delle squadre più forti d’Europa e che in trasferta ha un rendimento decisamente diverso. In quell’occasione, anche se fu inutile, il Napoli al San Paolo vinse due a zero: risultato che, stavolta, aprirebbe le porte dei supplementari.

Nemmeno Ancelotti è sin qui riuscito ad ampliare la percezione del Napoli

Resta un dato su cui riflettere: nemmeno Ancelotti è sin qui riuscito ad ampliare la percezione del Napoli. A modificare quell’abitudine alla sconfitta che ci fagocita quando il livello si alza. Ed è l’aspetto più preoccupante. Il Napoli sembra l’eterna provinciale che al momento decisivo finisce ineluttabilmente contro il vetro come le mosche. Non è la sconfitta in sé a preoccupare: perdere all’Emirates accade praticamente a tutti. È il modo. È l’essere stati naufraghi per 45 minuti, in balia delle onde e senza offrire il sia pur minimo segnale di reazione.

Un po’ meglio è andato nella ripresa. Ma di vere e proprie occasioni da rete il Napoli ne ha costruita soltanto una. Peraltro sprecata in modo clamoroso da Zielinski. Mentre l’Arsenal ha tirato almeno quattro volte in modo pericoloso verso la porta degli azzurri. Una volta ci ha graziati Ramsey. Tre volte è stato insuperabile Meret: una volta addirittura sbalorditivo con il riflesso su quel tiro tanto potente quanto ravvicinato proprio di Ramsey.

Il limite del Napoli sembra ancora una volta nella testa. Occorre qualcosa o qualcuno che convinca i calciatori di esser forti, competitivi. E che li sproni a non abbandonarsi all’ineluttabile (che sarebbe poi la sconfitta). È il limite più evidente e anche il più difficile da superare.

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