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Capello al CorSera: “In Italia comandano gli ultrà. I calciatori sbagliano ad andare sotto la curva”

Intanto, per Milan-Lazio, il giudice sportivo rimanda la decisione a lunedì, ma la Lazio non vedrà squalificata la curva

Capello al CorSera: “In Italia comandano gli ultrà. I calciatori sbagliano ad andare sotto la curva”

A distanza di due giorni dalla seminifinale di Coppa Italia Milan-Lazio, si discute ancora con toni aspri degli episodi di fascismo e razzismo verificatisi fuori e dentro il campo. Ma ancora non si è arrivati ad una conclusione sulle pene e probabilmente neppure stavolta si avranno punizioni esemplari.

Il giudice sportivo Mastrandrea ha preso tempo fino a lunedì per decidere: i referti di Atalanta-Fiorentina sono arrivati troppo tardi perché potesse pubblicare le sue decisioni ieri pomeriggio. Anche nel caso in cui decidesse per la chiusura della curva Nord laziale, scatterà la sospensione della pena per il club perché non risulta diffidato.

Scrive la Gazzetta: “La serie di esimenti e attenuanti presenti nel Codice fin dai tempi di Tavecchio, è l’altro motivo per cui le pene, spesso, si rivelano meno aspre del dovuto”.

Oggi sul CorSera Stefano Agresti intervista Fabio Capello che per primo, dieci anni fa, quando era a capo della nazionale inglese, denunciò il problema:

“In Italia non si applicano le leggi, comandano gli ultrà”.

All’epoca gli si rivoltarono tutti contro. Oggi conferma la sua idea di allora.

“Essere ultrà è un mestiere, in quel ruolo si fa business: non è normale”.

Capello si sofferma sulla diversità di trattamento tra Italia e estero: all’estero i responsabili vengono puniti, da noi non si interviene. Solo in Russia, dice, “ho visto forse cose peggiori” ma anche lì se i tifosi sbagliano vengono puniti duramente. A differenza di quanto accade da noi, dove gli ultrà fanno esattamente ciò che vogliono.

“Avete visto come si comportano i calciatori alla fine della partita? Non salutano tutto lo stadio dal centro del campo, non ringraziano ogni tifoso di ciascun settore: vanno sotto la curva, dagli ultrà. Una sciocchezza, una mancanza di rispetto verso gli altri. In trasferta è giusto che vadano nel settore occupato dai loro tifosi, da coloro che li hanno seguiti e sostenuti, ma in casa dovrebbero rimanere al centro del campo e trattare tutti allo stesso modo”.

Capello è ovviamente favorevole alla sospensione della partita nel caso di episodi come quelli di San Siro:

“C’è un problema, però. Non si capisce mai qual è l’intensità necessaria per prendere una decisione di questo tipo. Una volta i cori non si percepiscono abbastanza, un’altra volta viene tirata fuori una storia differente. Così, alla fine, le partite non si sospendono mai. E gli ultrà continuano a fare quello che vogliono”.

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