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Il caso della Maratona di Trieste: nessuna esclusione per gli atleti africani

Lo spiega molto bene Open, quotidiano di Mentana: gli organizzatori hanno voluto sollevare il problema del mercimonio degli atleti

Il caso della Maratona di Trieste: nessuna esclusione per gli atleti africani

La maratona di Trieste (Trieste Running Festival) non è stata vietata agli africani. L’organizzazione ha scelto di non invitarli, per evitare che partecipassero come atleti élite. L’obiettivo degli organizzatori era contrastare i manager sfruttatori che fanno gareggiare i propri atleti di grande valore senza pagarli adeguatamente, solo per sfruttarli. Gli atleti africani potevano iscriversi tranquillamente alla manifestazione podistica, come tutti gi altri, e competere per i premi previsti.

Insomma, la bagarre scatenatasi sui social e sui quotidiani era del tutto ingiustificata e, come spesso accade, si è gridato allo scandalo per una mossa razzista che di razzismo, però, non aveva niente.

A spiegare molto bene l’accaduto è Open, il quotidiano online di Mentana che riporta la dichiarazione del presidente del comitato organizzatore, Fabio Carini, ai microfoni del TGR del Friuli Venezia Giulia:

“Vogliamo dare un importante segnale di fronte a quello che è uno sfruttamento di troppi manager degli atleti africani che giungono magari sottopagati e anche trattati in maniera abbastanza indecente rispetto a quello che è il loro valore sportivo reale. Ecco perché fino a quando non cambierà questo stato di cose noi inviteremo solamente atleti europei”.

Interpellato da Open Carini argomenta ancora meglio spiegando che accade spesso che un atleta che corre “in un ora e un minuto una mezza maratona se africano vale 1, se è europeo vale 5”, cosa che abbasserebbe il valore di mercato per gli atleti europei e porterebbe a una disparità di trattamento nei confronti di quelli africani.

Carini spiega di aver voluto fare rumore per spingere a parlare del problema. Lo ribadisce nel post che ha scritto ieri su Facebook, in cui dichiara: “Abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora”.

Per contrastare il fenomeno dello sfruttamento, secondo gli organizzatori del Festival di Trieste bisognerebbe stabilire in modo chiaro come gli atleti giungono in Italia e come vengono pagati, facendo in modo che ci sia un tariffario chiaro secondo il quale gli atleti vengano pagati adeguatamente e trattati in ugual modo senza distinzione di origine e razza.

Non intendiamo discutere, qui, dell’efficacia della decisione degli organizzatori ai fini della battaglia contro lo sfruttamento degli atleti, ma una cosa è certa: come dimostra anche il regolamento della maratona non c’è stata alcuna esclusione degli africani.

Sulla pagina Facebook della manifestazione, ieri, è intervenuto ancora lo stesso Carini:

“Riconosco che avremmo dovuto sollevare il problema in tempi e modi diversi ed è quello che faremo. Sono dispiaciuto per le reazioni che questa scelta ha sollevato, mi scuso con coloro che si sono onestamente sentiti offesi ma certamente non condivido le strumentalizzazioni politiche che sono state fatte. Per questo voglio annunciare che, dopo avere lanciato una provocazione che ha colto nel segno, richiamando grande attenzione su un tema etico fondamentale, contrariamente a quanto comunicato ieri, inviteremo anche atleti africani, come abbiamo fatto con quelli europei, lavorando con quei procuratori che siano in grado di garantire e certificare un comportamento trasparente e tracciabile. La mezza maratona di Trieste – prosegue Carini – è aperta a chiunque, e comprendo che non è attraverso l’esclusione che la questione da me sollevata possa essere degnamente affrontata. Certamente continuerò la mia battaglia contro uno sfruttamento che ritengo inaccettabile e scandaloso e ringrazio gli esponenti di Governo che hanno voluto riconoscere l’esistenza del tema”.

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