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Ounas commette sempre gli stessi errori, ma merita altre chance

Fa il Venezia, come dicono al Nord. La sua non è una stagione negativa, ma forse non ha capito fino in fondo l’opportunità che gli ha concesso Ancelotti

Ounas commette sempre gli stessi errori, ma merita altre chance
Salvatore Laporta / KontroLab

Ieri è stato irritante

Adam Ounas è un altro dei calciatori – insieme con Verdi e Diawara – che sono finiti sul banco degli imputati all’indomani del pareggio del Napoli contro il Sassuolo. Pareggio che sembrava una sconfitta, poi per fortuna è arrivato il gol di Insigne. Ci sono però differenze tra i calciatori. Mentre la bocciatura di Verdi sembra definitiva, a meno di clamorose svolte in questo scorcio di stagione, è diverso il discorso per il franco-algerino.

Ounas ieri ha giocato una partita irritante, non c’è dubbio. Ha messo in mostra il peggio del suo repertorio. E il peggio è quell’essere innamorato del pallone, quel credere – come si faceva da ragazzini per strada o all’oratorio – che il calcio sia una questione personale: noi contro tutti. Ancelotti è uno che cerca di coltivare il talento, è un allenatore cui piacciono le iniziative individuali. Ma a tutto c’è un limite. E ieri Ounas quel limite lo ha superato. In un paio di occasioni si è intestardito invece di cercare l’uno-due che probabilmente lo avrebbe messo a tu per tu con Pegolo.

La sua non è una stagione negativa

Ma Ounas ha delle attenuanti. Non possiamo considerare la sua una stagione negativa. Ha realizzato tre gol in campionato, sia pure contro quadre piccole (Sassuolo, Frosinone, Parma), di cui uno splendido proprio contro la squadra di Zerbi. Ha segnato anche in Europa League, e che gol. È una calciatore che ha talento e anche voglia. È indisciplinato tatticamente, è quello che al Nord chiamano Venezia, quello che – come detto – vuole fare tutto da solo.

L’aspetto negativo è che Ounas non ha capito, o comunque non ha capito fino in fondo, la fiducia che ha risposto in lui Carlo Ancelotti. Che lo ha schierato spesso e volentieri. Persino in Champions: si affidò a lui nell’ultimo quarto d’ora di Belgrado e lui reagì con uno scampolo di partita da collezione degli orrori. E giocò anche sette minuti contro il Psg a Napoli. Pure contro la Juventus, nell’ultimo quarto d’ora, Ancelotti si è affidato a lui.

In campionato ha giocato cinque partite da titolare. Quel che preoccupa è che non ha mostrato sensibili miglioramenti. Nel senso che i suoi difetti quelli erano e quelli sono rimasti. Così come i suoi pregi, per fortuna. Dalla sua ha l’età: 22 anni. Non giovanissimo, perché a 22 anni potresti anche essere già esploso. Però non ne ha nemmeno 27 come Verdi. Il difficile per Ounas è invertire la china. Riuscirà a mettere il suo talento a disposizione di un altro modo di giocare a calcio pur senza mortificare la sua gioia nel dribblare? Questo è il dilemma. E il Napoli dovrà scegliere se concedergli un altro anno, oppure magari spedirlo altrove per capire definitivamente di che pasta è fatto questo calciatore che certamente a pallone sa giocare. Ecco lui potrebbe essere l’eccezione alla regola di Ancelotti: «Non ci saranno rimandati: o promossi o bocciati».

 

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