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In Italia 1425 ponti senza gestore. Lo ha denunciato l’Anas a dicembre

Il record spetta alla Campania dove 307 ponti sono di nessuno. Chi interviene in caso di pericolo?

In Italia 1425 ponti senza gestore. Lo ha denunciato l’Anas a dicembre

Sul Corriere di oggi, Milena Gabbanelli e Andrea Pasqualetto portano alla luce una vicenda finora inedita.

In Italia esistono quasi 1500 ponti di cui non è possibile identificare il gestore e sulla cui manutenzione, dunque, non si sa chi risponde. Il record, neanche a dirlo, spetta alla Campania (307 ponti), seguono la Lombardia (121) e il Veneto (112). E non è finita: la metà dei cavalcavia ha più di 40 anni.

La notizia

Tutto inizia il 19 dicembre, a quattro mesi dal crollo del Morandi, quando l’amministratore di Anas invia al Mit una lettera allarmata in cui viene scritto che 1.425 cavalcavia non hanno una proprietà.

“L’informazione resta riservata”, scrive Il Corriere. Logico, ci sono stati già altri casi di crollo, oltre a quello tragico del viadotto sul Polcevera.

Il 28 ottobre del 2016 era crollato, sotto il peso di un tir, il cavalcavia di Annone, sulla Statale 36 Milano-Lecco, finendo su due auto in transito. Il 9 marzo del 2017 era la volta del ponte autostradale di Osimo, vicino Ancona. Il 18 aprile 2018 crollava quello di Fossano (Cuneo) schiantandosi su un’auto dei carabinieri.

E infine, qualche settimana fa, la Procura di Arezzo sequestrava il viadotto Puleto, sull’E45, “perché a rischio”.

“Il motivo è sempre lo stesso – scrive il quotidiano – chi gestisce le infrastrutture non fa la manutenzione”.

Il censimento dell’Anas

Dopo il crollo del ponte di Annone il neo amministratore di Anas Gianni Armani si era posto una domanda che nessuno dei suoi predecessori si era fatta: vuoi vedere che sulle statali italiane ci sono altri casi in cui non è chiaro chi deve intervenire in caso di salute precaria?

Così, all’inizio del 2017, avviava un censimento dei ponti che incrociano la rete gestita dall’azienda pubblica: “Oltre 27 mila chilometri di asfalto, fra Statali, autostrade, raccordi stradali e complanari”.

Da una prima indagine ne vengono fuori 2.994 di cui non è chiara la proprietà.

Dopo un altro anno di indagine, Anas scopre che 983 sono suoi, 586 di un altro gestore, ma ben 1.425 viadotti sono senza un proprietario e gestore identificato.

La lettera allarmata al Mit

Armani scrive al Ministero il 19 dicembre, preoccupato, chiedendo delle indicazioni relativamente alle azioni da intraprendere. Chiede anche chiarimenti “circa le modalità amministrative e finanziarie con cui Anas possa intervenire a tutela della sicurezza su opere in condizioni di pericolosità”.

In pratica: “se Anas se ne deve occupare servono i fondi”.

Il 25% dei ponti ha più di 40 anni

Secondo Anas, oltre il 50 per cento delle strutture ha compiuto i 40 anni di età e quasi una su quattro ha superato i 50.

Non è possibile risalire con certezza al gestore di un ponte perché nella maggior parte dei casi ha registrato passaggi di proprietà o di gestione.

Il record della Campania

Il record regionale delle opere da identificare si trova in Campania: 307, “praticamente tutte”, scrive il Corriere.

Spicca il caso della Statale 7 bis che attraversa le province di Caserta e Napoli. Si tratta di un’arteria di grande percorrenza, realizzata nel post terremoto del 1980 dalla Cassa del Mezzogiorno: nel tratto che tocca i comuni di Orta, Gricignano e Succivo, “risulta un lungo rimpallo delle competenze manutentive”, scrive l’Anas.

Il sindaco di Orta di Atella, Andrea Villano, ingegnere, ne ha chiusi tre, “ma il problema è che possono cadere calcinacci da un momento all’altro sul traffico che scorre sotto”.

Villano ha chiesto all’Anas un intervento d’urgenza, ma Anas ha impugnato tutto davanti al Tar della Campania: “se ne deve occupare il Comune”. Che però è in dissesto finanziario. Quindi, tutto fermo. “Tranne le auto e i camion, che continuano a sfrecciare, ignari, sulla Statale”, scrive il quotidiano.

In Lombardia le strutture “anonime” sono 121, e in Veneto 112.

Due casi riguardano la Statale 629 del lago di Monate, nata nel 1963 come Provinciale. Il sindaco di Malgesso, Giuseppe Iocca, anche lui ingegnere, dichiara: “Non so con certezza di chi sia la proprietà anche se ho sempre dato per scontato che fosse di Anas. Mi è difficilissimo documentare la cosa, il nostro tecnico se n’è andato in un altro comune”.

Stessa situazione a Bussolengo, in Veneto, sulla vecchia Statale 12 dell’Abetone e del Brennero che collega Pisa al confine austriaco, (anno di nascita 1928) e sulla Transpolesana che va da Verona a Rovigo, realizzata negli anni Ottanta.

Strutture su cui Anas è comunque intervenuta, idem sul ponte che scavalca l’asse attrezzato Chieti – Pescara, dove passano 40 mila veicoli al giorno, ma dopo la caduta di calcestruzzo. Il Consorzio che l’aveva costruita nel 1975, è fallito da tempo. Anas però non intende più prendersene cura, e per due ragioni: innanzitutto perché servono tanti soldi per sistemare i ponti italiani e poi perché non ha titolo per intervenire su infrastrutture altrui.

La risposta del Mit

L’ 8 gennaio il ministero risponde ad Anas. Il direttore generale Antonio Parente scrive: “Si proceda intanto con la sorveglianza delle opere da identificare, tuttavia la gravità della situazione emersa sottende possibili profili di irregolarità”.

Sostiene, cioè, che Anas è venuta meno ai suoi obblighi nel lasciare che nel tempo tutto questo accadesse, e che convocherà a breve un tavolo tecnico.

Dopo un mese, però, ancora non si è stabilita una data per il tavolo.

Il 21 dicembre Armani è stato sostituito dall’ingegner Massimo Simonini che “da 20 anni era proprio il dirigente responsabile di ponti, viadotti e gallerie” e che quindi conosce perfettamente la lista degli “anonimi”, poiché coinvolto nel censimento.

 

 

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