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Aiuta anche tu Marotta a recuperare la memoria sugli errori del Var

Siamo scossi dalle sue parole dopo il rigore regalato da Abisso alla Fiorentina contro l’Inter. «Il più grosso errore da quando esiste il Var». Ma è proprio così? 

Aiuta anche tu Marotta a recuperare la memoria sugli errori del Var

 

La grande sconfitta, in tutto, è dimenticare, e soprattutto quel che ti ha fatto crepare, e crepare senza capire mai fino a qual punto gli uomini sono carogne. Quando saremo sull’orlo del precipizio dovremo mica fare i furbi noialtri, ma non bisognerà nemmeno dimenticare, bisognerà raccontare tutto senza cambiare nemmeno una parola, di quel che si è visto di più schifoso negli uomini e poi tirare le cuoia e poi sprofondare. Come lavoro, ce n’è per una vita intera (Louis-Ferdinand Céline)

Smoke

Bisogna saperla vivere la vita. Bisogna trovare il giusto punto d’osservazione. A volte bisogna fare com Harvey Keitel in Smoke che ogni giorno, ogni santo giorno che dio manda in terra, scatta la stessa foto dallo stesso punto della strada alla stessa ora. E ogni giorno quella macchina fotografica scatterà qualcosa di straordinario. Quegli scatti, messi in fila, racconteranno un mondo.

E in quella piazza, su quel lato di strada, un giorno Harvey Keitel fotografa Beppe Marotta che inveisce contro il sistema. Che se la prende col Var, con l’uso del Var, dopo il rigore che l’arbitro Abisso ha regalato alla Fiorentina contro l’Inter.

La Var serve per valutazioni oggettive, e oggettivamente nessuno avrebbe potuto dire che D’Am­brosio ha colpito quel pallone in area con il braccio. È una cosa che per me ha dell’incredibile, penso che sia l’errore più gros­so da quando esi­ste la Var ma an­che il più grosso­lano, anche per­ ché l’arbitro era a due passi dal­l’accaduto.

È come aver fotografo un pacifista in centinaia di manifestazioni e un bel giorno ritrovartelo nel tuo scatto mentre squarta un’anziana che gli aveva involontariamente pestato il piede. E te lo vedi anche lì, bello (si fa per dire), in primo piano. Non c’è bisogno di frammentare la realtà. Insomma non c’è bisogno di Michelangelo Antonioni. Anche se Paul Auster è sempre Paul Auster.


«Da dirigente calcistico c’è rammarico – dice Marotta –, perché sulla Var abbiamo investito molto come movimento proprio perché diven­tasse uno strumento a disposizione della clas­se arbitrale, non per eli­minare e debellare tutti gli errori, ma per diminuirli. L’uso deve essere scrupoloso e razionale». Parole che scuotono le nostre coscienze. Ci fanno sentire tutti agnellini tremebondi in vista della Pasqua. Oddio che mondo crudele, brutale, ingiusto. Perché? Perché? Perché?

«Davanti a una situazione come quella di domenica a Firenze, dove si confonde l’oggettività con la soggettività, rimango ba­sito e deluso per come viene usato questo strumento. Pos­siamo stare qui a disquisire del protocollo, sicuramente andrà rivisto e questo sarà compito dell’organo competente».

Le lacrime sgorgano copiose dai nostri occhi. Facciamo tutti qualcosa. Lottiamo con Marotta per un mondo migliore. Oppure, se volete continuare a essere malvagi, date anche voi il vostro contributo a far recuperare la memoria a Marotta. Perché, come scrive Luigi Ferdinando Céline, la grande sconfitta è dimenticare.

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