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Callejon è un lusso, come il Terra di Lavoro di Galardi

Il Terra di Lavoro è un taglio di Aglianico e Piedirosso che tale è rimasto, unico. Come lo spagnolo arrivato a Napoli quasi sei anni fa e che ha conquistato tutti

Callejon è un lusso, come il Terra di Lavoro di Galardi

Il valore socio-enoico

Tra qualche settimana José María Callejón Bueno compirà 32 anni. Il calciatore spagnolo, in azzurro dal 2013, è nato a Motril l’11 febbraio 1987. Da qualche giorno lui, con Marek Hamsik e Dries Mertens sono al centro di profonde e dettagliate analisi filosofico-tecniche-balistiche da parte di fior fiori di esperti e tecnici chiamati all’appello sostanzialmente per preparargli le valigie con biglietto di prima classe sola andata. Se i signori permettono ci teniamo a dare un contributo pure nuje, non fosse altro per il valore socio-enoico delle nostre analisi che alzano non poco il tasso alco-tecnico delle discussioni. 

Il calciatore spagnolo, attaccante o centrocampista che lo si voglia considerare, si può dire che ha più che degnamente vestito la maglia del Napoli per cinque stagioni, ne saranno sei alla fine di quella in corso; tranne qualche inciampo iniziale, una decina di gol mangiati (contiamo buoni solo quelli che ci hanno fatto alluccare con le mani nei capelli, rivedi Liverpool!) e una o due partite giocate sottotono, siamo tutti d’accordo che il suo, fino a mo, l’ha fatto e pure bene, anzi è andato oltre ogni rosea aspettativa: non dimentichiamoci che è venuto da Madrid (quasi) come ruotino di scorta e ci ha invece subito messo tutti in faccia al muro, grande Calleti!

Un taglio di Aglianico e Piedirosso

Tutti impalati come in queste giornate di freddo inverno. Quando ti lasci alle spalle Sessa Aurunca e cominci a salire verso Ponte, quindi prendi per S. Carlo, ti accorgi subito di stare varcando una soglia che non è solo metrica ma soprattutto temporale. Qui, sopra il vulcano spento di Roccamonfina la strada ti accompagna soave, la pioggia, sottile e costante ti invita alla cautela, i soffici banchi di nebbia che ti si aprono davanti non lasciano apprezzare del tutto lo stupendo panorama che invece di solito sa offrire, vista da qui, l’infinita piana di terra di lavoro. Eppure, più che immaginarlo, quello spazio lo senti, lo percepisci nell’aria, si materializza bello e buono come il lancio dalla sinistra di Insigne per il taglio di Callejon che compare dal nulla dietro la linea avversaria e la butta dentro… Goool!

Proprio come tra querce, lecci e castagni che sembrano abbracciare ognuna di queste curve, dietro l’ultima là in fondo sbuca Fontana Galardi che ti accoglie con le sue vigne dispiegate sui fianchi di un lungo viale contornato da cipressi. Un colpo d’occhio meraviglioso. L’azienda nasce nel 1991 grazie al lavoro di Roberto Selvaggi e Maria Luisa Murena e i fratelli Francesco e Dora Catello con il marito Arturo Celentano. Esordisce con le prime, pochissime bottiglie, con l’annata ‘94. È subito un grande successo internazionale prim’ancora che nazionale e locale. Un unico vino prodotto, il Terra di Lavoro, un taglio di Aglianico e Piedirosso che tale è rimasto, unico, nonostante frattanto il vigneto, immerso nel parco di Roccamonfina, sia entrato a regime con tutti i nove ettari e mezzo attuali, mantenendo, già dal ’97, praticamente invariato anche il numero massimo di bottiglie prodotte per anno che mai hanno superato le trentamila unità.

Il Terra di lavoro 2013 ha un colore vivacissimo, rubino porpora, splendido ed invitante. Il naso è sfrontato, ricco di sfumature, sono sensazioni fini ed eleganti, incentrate su di un frutto ricco di polpa e intriso di gradevolissime nuances balsamiche. In bocca è ricco, caldo e avvolgente, vi è un continuo slancio e ritorno delle componenti acido-tanniche che accompagnano ogni sorso donandogli una beva sorprendente ed un finale di bocca persistente, saporito e minerale. Un grande fuoriclasse insomma, proprio comm’ a Callejon, beato Benitez che ce lo portò, tatticamente fortissimo pure oggi che gioca più lontano dalla porta rispetto al passato, è vero fa meno inserimenti e movimenti smarcanti, ma la sua capacità di fare da elastico tra i due reparti avanzati è fondamentale per unire centrocampo e attacco, un lavoro oscuro ma che contribuisce tantissimo alla bellezza e alla bontà del calcio espresso dalla squadra azzurra. Un vero lusso!

Il link de L’Arcante

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