Intervista non banale di Claudio Marchisio alla Stampa: «La Juventus è avanti anni luce, ma la Serie A vista da lontano è migliore di come ci piace raccontarla».
L’intervista a La Stampa
Claudio Marchisio racconta e si racconta, direttamente dalla Russia. L’ex centrocampista della Juventus, oggi allo Zenit San Pietroburgo, ha rilasciato un’intervista non banale a La Stampa. In cui parla di calcio, del calcio italiano visto dall’estero, ma anche di sé, del suo modo di vedere lo sport e la vita. Le sue dichiarazioni più significative: «La Serie A vista da lontano è molto meglio di come ce la raccontiamo, facciamo le vittime, ma l’evoluzione è enorme e va oltre il fattore Ronaldo. Il Napoli è cresciuto, la Roma ha dato prova di carattere nonostante l’andamento alterno, l’Inter cerca continuità. Le rivali crescono solo che la Juve è avanti di tanti anni. Lo stadio di proprietà, il marchio che parla al mondo… quella J è come l’incastro delle lettere sul cappellino dei New York Yankees. Per quel livello ci vuole tempo e soprattutto servono idee».
Ronaldo: «Tutti trattano Cristiano come una star di Hollywood e ha pressioni assurde che in campo non si vedono quasi mai. È arrivato qui rincorso dai problemi: il fisco spagnolo, le accuse di stupro, non sono situazioni semplici da gestire. Ci vuole testa. Non è solo fortissimo, riesce a dare ulteriore qualità a chi ha vinto sempre. È trainante».
L’addio alla Juventus
Marchisio racconta il suo addio al club bianconero: «Era il momento. Dopo tanti anni, a Torino avevo dato tutto. Trovare ogni stagione nuova linfa, nello stesso ambiente, con le stesse persone
è dura. Migliorarsi con costanza in una sola società è ta nel lavoro: so che cosa passano i giocatori con lui e so quanto possono imparare con lui, la tregua di ora sarà un vantaggio per il suo prossimo club. La mia precarietà fisica? Qualsiasi polemica ci sia stata è davvero superata. Sto bene, lo Zenit è una squadra ambiziosa con 100 anni di storia e ha dei tifosi da brividi che cantano dal primo minuto all’ultimo pure quando si perde».
La differenza tra i tifosi russi e quelli italiani: «Qui è una cosa diversa, anche rispetto alla Juventus. A San Pietroburgo c’è una sola squadra e allo stadio c’è la città intera. Nei primi 5 minuti cantano sempre l’inno dei club e gli avversari ascoltano perché è un pezzo di Russia. Qui sono molto patriottici, noi italiani siamo più umorali, tormentati».
Marchisio calciatore non banale
Marchisio è anche uno dei pochi calciatori in grado di assumere una posizione su temi politici e sociali. Ad esempio, ha sostenuto Silvia, la volontaria italiana rapita in Kenya: «Devo insegnare ai miei figli solo a tirare calci a un pallone? Già non ho mai fatto un lavoro normale: il calcio è un guscio protetto. Non so, ho solo un po’ di coraggio: sono consapevole di espormi a commenti feroci, però dico la mia. Vedo che l’infelicità si sta trasformando in odio ed è pericoloso che la politica solletichi certi timori».
Ha anche attaccato le scritte contro Superga: «Certi si giustificano con la passione per il calcio che da noi porta agli estremi. No, qui si parla di odio, di mancanza di rispetto: non ci sono scuse».