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Dopo De Santis, ancora un assalto fascista ai tifosi del Napoli

Daniele Belardinelli era capo di una fascisteria ultras. Gli ha reso omaggio un amico di De Santis, un leader degli skin. Le lacune della polizia

Dopo De Santis, ancora un assalto fascista ai tifosi del Napoli

Come a Tor di Quinto

I pullman dei tifosi inermi del Napoli che avanzano in territorio nemico, il dispositivo di ordine pubblico che non ha funzionato, l’assalto di ultrà fascisti. La storia si è ripetuta, ieri sera a San Siro come quattro anni e mezzo fa a Tor di Quinto per Ciro Esposito. Ma stavolta non è stata una farsa, come nel citatissimo aforisma di Marx, ma una tragedia di segno contrario che, per chi ci crede, può avere il segno della nemesi. A restare ferito a morte, infatti, non è stato un napoletano ma il capo di una delle sigle più famose della fascisteria ultras, i Blood and Honour di Varese.

Scappava dopo l’assalto ai pullmini dei tifosi azzurri con famiglie al seguito, concluso con quattro accoltellamenti. Voleva sfuggire alla polizia, è stato travolto da un Suv ed è morto la mattina dopo in ospedale. Probabilmente il conducente del veicolo neanche s’è accorto di averlo ammazzato. Daniele Belardinelli è un capo riconosciuto degli ultras varesini. Ha inanellato due successivi daspo di 5 anni ma è anche un campione di arti marziali. Ha vinto tanti trofei in quella particolare disciplina MMA che chiamano scherma corta. Un’arte che io, finora, mai avevo sentito nominare.

L’omaggio di un leader degli skin

“Chi muore giovane è a caro agli dei. Daniele per sempre nei nostri cuori” A rendergli omaggio è arrivato, sulla sua pagina facebook, Maurizio Boccacci, il leader delle frange più politicizzate degli skin. Amico del cuore di Daniele De Santis, fu con lui coimputato nel processo di Brescia per l’accoltellamento di un vicequestore davanti allo stadio. La sua generosa assunzione di responsabilità permise ai giudici bresciani di assolvere quello che poi sarà l’omicida di Ciro Esposito.

Stamattina, prima della conferenza stampa del questore, che ha definito seccamente i fatti “un assalto squadrista”, aveva cominciato a farsi largo nei social una narrazione tossica. Non si sarebbe trattato – secondo queste voci – di un’imboscata ma di un “appuntamento”, come, dicono, sia invalso tra frange particolarmente hard di ultras. La diceria è rimbalzata anche in ambienti della tifoseria napoletana ma, per quanto è dato sapere, non c’è stata nessuna sfida all’ok corral ma solo una “caccia al napoletano”. Si erano appostati in cento, per attaccare la carovana azzurra. Interisti, varesini e persino nizzardi. Arrivano a Milano ultras stranieri per una partita di campionato da bollino nero e la polizia non se ne accorge. Dei filtri in difesa e della scorta ai tifosi neanche a parlarne. Al di là del macello allo stadio, con la mancata applicazione della norma sui cori, questore e prefetto qualche domanda dovrebbero porsela e darci pure qualche risposta.

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