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Il Napoli è andato a sbattere sul Chievo senza cambiare nulla

Napoli-Chievo, l’analisi tattica: come la squadra di Ancelotti ha disinnescato sé stessa (nel primo tempo), come Di Carlo ha bloccato il centrocampo.

Il Napoli è andato a sbattere sul Chievo senza cambiare nulla

Le scelte di Ancelotti

Napoli-Chievo è cominciata con due vere sorprese tattiche preparate da Ancelotti: Zielinski nel doble pivote di centrocampo e Mertens in avanti al posto di Milik. Scelte spiegate dal tecnico nel postpartita, durante l’intervista a Sky: «Nel primo tempo abbiamo voluto mettere Piotr molto in avanti, lui centrodestra e Insigne centrosinistra». Evidentemente, l’idea era quella di giocare molti palloni dietro la linea del centrocampo di Di Carlo, pensata e messa in campo per intasare gli spazi di mezzo. Ancelotti ha cercato di forzare questo contesto, rinunciando alla fisicità di Milik meno utile di Mertens quando la squadra prova a giocare soprattutto palla a terra.

Ci sono dei numeri che certificano questa strategia: nei primi 45′, il Napoli ha effettuato 334 passaggi bassi e appena 38 alti, una proporzione prossima a 10:1. Solo che, come ha spiegato Ancelotti, questo tipo di gioco funziona quando è caratterizzato da velocità e intensità. Altrimenti, gli avversari riescono a intasare gli spazi e a limitare i pericoli. Sotto, il campetto medio posizionale di un primo tempo finito con appena 5 tiri del Napoli non ribattuti dai difensori avversari. Di questi, solo 2 sono entrati nello specchio della porta.

Il 4-1-4-1 del Napoli, con Zielinski e Insigne sulla stessa linea.

Ounas ingabbiato

Come scritto anche dopo la partita dal Napolista, la sensazione è che Ounas confinato largo a sinistra non sia riuscito ad esprimersi al meglio. Contro il Sassuolo, l’algerino scambiò benissimo la posizione con Verdi, associandosi in differenti zone del campo a seconda dello sviluppo del gioco. Ieri, invece, la presenza di due attaccanti più puri come Mertens e Insigne ha limitato proprio questo tipo di movimenti senza punti di riferimento. Sotto, il campetto posizionale che conferma questa nostra percezione rispetto alla prestazione dell’ex Bordeaux.

A questo punto occorre fare una digressione su Fabian Ruiz, o comunque sull’idea di schierare un calciatore associativo sulla fascia sinistra. L’intelligenza avanzata del centrocampista spagnolo sta nella sua capacità di non legarsi alla fascia laterale come Ounas. Fabian parte dall’esterno, ma poi offre una soluzione dietro le linee del Chievo muovendosi in diagonale verso il centro. In questo modo, si creano i presupposti per uno scambio veloce con l’attaccante che accorcia per legare i reparti (solitamente Insigne), per un appoggio a uno dei due centrocampisti centrali, ma anche alla discesa sulla fascia del laterale difensivo.

Con Ounas in campo sulla fascia mancina, la soluzione offerta da Fabian Ruiz è venuta a mancare. Sotto, un frame esplicativo rispetto a questa situazione, in cui si nota come il 4 contro 2 a centrocampo e l’ampiezza dei due esterni abbia privato il Napoli di un riferimento tra le linee. L’idea, come detto e visto sopra, era quella di avanzare molto Zielinski ad assolvere questo compito, ma serviva una spinta decisamente più alta. Come un rondò, torniamo alle parole di Ancelotti: senza la giusta intensità, questo piano partita era destinato a fallire. È fallito, il Napoli del primo tempo è stata una squadra davvero facile da disinnescare.

In questa immagine, è chiarissimo come una manovra lenta venga resa inoffensiva dal Chievo con relativa facilità. Tutti i calciatori di Ancelotti assolvono il loro compito, solo che Zielinski è chiuso in mezzo a quattro centrocampisti avversari e non ci sono altri corridoi tra le linee. Ounas, nel cerchio rosso in alto sulla, è sostanzialmente inutile in quella posizione. In questi momenti, Fabian Ruiz è fondamentale per le sue letture negli spazi di mezzo.

Il Napoli che (non) cambia

In una situazione del genere, col Chievo che provava a ripartire colpo su colpo, sarebbe stato saggio provare a cambiare qualcosa. Non tanto nelle posizioni dei calciatori, quanto negli stessi calciatori. Con questi uomini e questo schieramento, il Napoli ha costruito sole due palle gol pulite: la ripartenza quattro contro due sciupata da Callejon sul finire del primo tempo e la clamorosa conclusione di Insigne da dentro l’area, all’inizio della ripresa. Due errori macroscopici del Chievo, che ha semplicemente trovato la chiave per fermare il Napoli di oggi.

Ancelotti in effetti ha cambiato uomini (dall’ingresso di Milik e Allan, il Napoli ha tenuto contemporaneamente in campo il centravanti polacco più Insigne, Mertens, Callejon e Zielinski: impensabile fino a qualche mese fa), ma i suoi uomini non hanno cambiato modo di cercare la porta. Il Chievo li ha portati, confinati ancora di più sulla fascia, anche perché la voragine a centrocampo che abbiamo visto sopra si è allargata con una squadra più lunga. Eppure i cross al centro per cercare Milik sono stati pochissimi, delle 11 occasioni create nella ripresa solo 4 sono arrivate con palloni alti, tesi a centro area. Su uno di questi, Koulibaly ha scheggiato il palo esterno. È l’immagine di un secondo tempo giocato con il cuore, per cercare l’assedio, eppure molto disordinato.

Per poco non veniva giù il San Paolo

La sensazione che resta dopo questa partita è che il Napoli non abbia ancora la giusta elasticità per risolvere certe partite, quindi per fare gol, con meccanismi diversi da quelli consolidati. Al di là della scarsa efficacia offensiva sulle palle inattive, la squadra di Ancelotti non ha ancora segnato un gol di testa in tutta la sua stagione. È una statistica incredibile, ma pienamente esplicativa rispetto a un modello di gioco calibrato sul talento di certi calciatori. Solo che ci sono delle partite in cui imprecisione e anche sfortuna (dopotutto Insigne ha colpito un palo pieno con un tiro dei suoi, nella ripresa) fanno la differenza in negativo, anche per questo tipo di giocatori. Milik è un calciatore lontano dai suoi standard abituali di rendimento, ma è anche cercato in un modo ancora non funzionale al suo gioco, alla sua fisicità.

Malcuit e il Napoli completo

Per quanto riguarda le prestazioni singole, va sottolineata la partita di assoluta sostanza di Kevin Malcuit. Il terzino francese è risultato il primo elemento in campo per numero di palloni giocati (96). Un dato che deve far riflettere su tutti i temi toccati in questa analisi: se il laterale difensivo è il calciatore che tiene di più il pallone, cercare per gran parte della partita di entrare in area con combinazioni rapide, basse e veloci, cancellando il cross alto a spiovere, non può essere la scelta migliore.

Non che il Napoli non abbia provato a mettere traversoni al centro. Solo che tutto si è ridotto ad angoli o a tentativi fatti in situazione estrema, come ultima chance. Non a caso, lo stesso Malcuit ha creato solamente un’occasione in 90′. Quella che abbiamo ammirato appena sopra, quindi anche abbastanza casuale. Da questo punto di vista, i migliori sono stati Callejon e Insigne, sollecitati nel gioco di posizione cercato continuamente fino al 90esimo minuto.

C’è ancora molta strada da fare per avere il Napoli completo pensato e desiderato da Ancelotti fin dal primo allenamento a Dimaro. La strada delle sperimentazioni può portare a partite del genere, giocate male e pure viziate da componenti esterne ed avverse, come il campo e i due legni colpiti (sono già 8 in campionato). Solo che una squadra che vuole essere forte e competitiva deve trovare il modo, un modo anche alternativo, per risolvere certi match. Soprattutto quando il tuo avversario è ultimo in classifica.

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